Tiene la mamma morta in casa per incassare la pensione, aspettava il pagamento dell’Inps: “Sul mio conto ho soltanto 4 euro…”

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Il contenuto della telefonata, arrivata domenica pomeriggio al 112, aveva messo l’operatore sul chi va là: «odore di cadavere», segnalava l’uomo all’apparecchio, una puzza che da un paio di giorni era diventata tanto inconfondibile quanto insopportabile in tutto il condominio. E l’indirizzo da cui proveniva quella richiesta era altrettanto allarmante: via Creta 21, palazzoni difficili tra il Parco delle Cave e Inganni, finiti più volte nelle cronache perché teatro di sparatorie per il controllo delle piazze di spaccio, tanto che l’ultima era finita con l’etichetta di “faida” nella seconda relazione semestrale del 2021 della Dia al Parlamento.

Quando i sanitari del 118 hanno bussato all’appartamento incriminato, l’inquilino non ha avuto difficoltà nel condurli verso la camera da letto, lì dove il tanfo era più forte. C’era davvero un corpo, in avanzatissimo stato di decomposizione. «Era mia madre, è morta il 6 febbraio», ha provato a spiegare il 61enne Antonio P., milanese incensurato, quando i carabinieri della Stazione San Cristoforo gliene hanno chiesto conto. È stato denunciato a piede libero per occultamento di cadavere.

È una storia di miseria e degrado, quella della morte di Maria Fontana Calò, 93 anni compiuti lo scorso novembre, pugliese di Francavilla Fontana. La pensione di reversibilità che l’anziana percepiva, ha continuato a raccontare il figlio, era da tempo l’unica fonte di reddito per entrambi, che erano tornati a vivere sotto lo stesso tetto diversi anni fa. Antonio P., che per tutta la vita era riuscito a tenersi lontano dalle tentazioni del quartiere, aveva campato di lavoretti saltuari ma l’ultimo con una qualche parvenza di stabilità risaliva a prima della pandemia. Da allora erano stati stenti, richieste di aiuto ad amici e vicini di casa, qualche volta anche agli sconosciuti, e i soldi della madre per mettere insieme il pranzo con la cena. Almeno finché le condizioni di salute della signora Maria Fontana non sono andate lentamente a peggiorare, fino alla sera del primo martedì di febbraio. «Mia madre — proseguiva il 61enne — stava malissimo e io avevo chiamato un’ambulanza. Ma mentre ero al telefono mi sono reso conto che era ormai tutto inutile, e ho interrotto la comunicazione». Una rapida verifica dei carabinieri con gli operatori del Nue ha permesso di rintracciare l’audio della chiamata, interrotta proprio da Antonio P.: «Niente, si è ripresa, non fa nulla. Grazie».

La realtà era più tragica. «Vi dico la verità — ha allargato le braccia l’uomo — io sul mio conto in banca ho soltanto 4 euro, non potevo di certo organizzare un funerale in queste condizioni». Due rapidi conti, la decisione di non comunicare a nessuno la morte della donna, con ogni probabilità (ma qui Antonio P. non ha confermato né smentito ai militari) per attendere la data del pagamento della pensione e incassare il necessario per il mese, senza riuscire però a conservare il corpo in qualche modo, né a portare a termine la truffa a danno dell’Inps. Ai vicini di casa aveva raccontato che il frigo si era rotto, e che un sacco di formaggio stava andando a male.

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