Troppo felice fa cadere un cero, parroco nega la comunione al bimbo autistico. La madre: “Per lui cerimonia separata, senza gli amici che ama”

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Nella chiesa dell’Assunta, 40 bambini in festa per la prima comunione. Al Santissimo Salvatore, in una seconda cappella a 5 chilometri di distanza, resta un solo ragazzino. Ha 10 anni, è autistico. Il parroco non ha voluto che potesse ricevere l’Eucarestia come gli altri suoi coetanei e, soprattutto, amici.

Venerdì le prime avvisaglie del guaio che mette in imbarazzo la comunità cattolica di Silvi, paesino in provincia di Teramo. I bambini vengono chiamati da padre Antonio Iosue per le prove e Marco, come chiameremo il bimbo poi lasciato in solitudine, comincia a essere ghettizzato.

Lo stesso parroco che, nonostante le preghiere dei genitori, ha rifiutato l’insegnante di sostegno per il catechismo del bambino decide improvvisamente per due cerimonie divise. Da una parte 40 amichetti, dall’altra Marco.

A far scattare il prete sarebbe stata la caduta di un cero in cui è inciampato il bambino. Tutti gli vogliono bene, lui è molto affettuoso con i compagni di classe. Baci e abbracci in continuazione. Gli stessi che domenica mattina gli sono stati negati.

“Mio figlio forse per stanchezza ha manifestato insofferenza e non siamo riusciti a tenerlo fermo. Il parroco allora mi ha espresso la sua contrarietà a far fare la prima comunione a mio figlio insieme agli altri, dicendo che sarebbe stato possibile farla in separata sede. A quel punto non ho saputo come replicare e sono andata via interdetta”.

Per fortuna i genitori di Marco sono stati accolti da don Gaston Mugnoz Meritello, che in poche ore ha organizzato la cerimonia. Poi la festa in un ristorante a Pescara. Con tanta felicità, ma anche un pizzico di amarezza che non va proprio via: “Proporre una cerimonia separata, in un altro giorno che non fosse domenica, è stata una discriminazione”.

Una scelta motivata così da padre Antonio Iosue al Centro: “Dopo aver constatato la vivacità e l’insofferenza del ragazzo che ha buttato a terra candele sull’altare e non si riusciva a fermare, ho riferito ai genitori che era possibile far ricevere la comunione separatamente nella appellino della chiesa dopo la celebrazione delle 11, ma hanno rifiutato. Bisogna poi sempre considerare l’espressione da parte del giovane alla minima volontà e coscienza ad assumere l’eucarestia. Non posso mettere a rischio tutta la celebrazione delle comunioni che interessano gli altri 40 ragazzi”.

Sul caso ha preso posizione Claudio Ferrante, il presidente dell’associazione Carrozzine determinate: “Il comportamento del parroco lascia sconcertati. Non c’è nessun motivo per il quale il bambino non possa ricevere l’eucarestia insieme agli altri”.

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