Ucraina, la controffensiva è fallita: Kiev si arrocca in difesa e blinda i suoi confini

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Alla fine lo ha dovuto ammettere anche il presidente Zelensky: «La guerra è entrata in una nuova fase». La controffensiva ucraina è ufficialmente fallita. La nuova strategia, “suggerita” dagli alleati, è la «difesa fortificata» per reggere in un 2024 che sarà il più difficile dall’invasione. Ogni ipotesi di aprire negoziati per far tacere le armi è ghiacciata nell’inverno delle steppe.

Il presidente russo Vladimir Putin ha aumentato per decreto i soldati di 170 mila persone, portandoli da 1,15 a 1,32 milioni. Ma è solo un assaggio dell’escalation in corso. I russi ammassano lentamente armi e soldati nelle retrovie, lungo la linea del fronte, come prima del febbraio 2022. Dal 15 ottobre in Bielorussia sono arrivati nuovi Mig, personale e attrezzature russe «in risposta alle provocazioni Nato ai confini», la stessa motivazione con cui Putin giustificava la concentrazione alla vigilia dell’attacco.

Lo scenario del 2024

Lo stallo nelle trincee insanguinate, le nuvole nere che si addensano nelle retrovie: l’orologio del conflitto sembra tornato indietro di due anni. Il barometro segna di nuovo tempesta: «L’anno prossimo ci saranno le elezioni russe a marzo, e quelle americane a novembre: otto mesi di gap — dice Ruslan Bortnik, direttore dell’Istituto ucraino di politica — in cui un Putin rafforzato potrà lanciare una vera mobilitazione e un grande attacco per raggiungere i suoi obiettivi strategici, mettendo contemporaneamente in difficoltà Biden in campagna elettorale».

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Le cancellerie occidentali si sono convinte che non ci sia alternativa ad almeno un altro anno di battaglia. Il ritorno dei russi nei summit — Putin al G20 a distanza e Lavrov al vertice Osce in presenza — non ha germogliato. Anzi: «Non vediamo alcuna ragione di rivedere i nostri obiettivi», ha detto Lavrov a Skopje. Senza novità impreviste, la prossima finestra per trattare il cessate il fuoco slitta al 2025.

«In questo momento la Russia non ha interesse a fermarsi — dice a Mosca “l’architetto di Putin” Lanfranco Cirillo —, sta costruendo armi a ritmo continuo e ne usa di nuove, come droni notturni e bombe guidate a frammentazione. L’economia tira, il rublo è forte, gli affitti alle stelle: con Kiev in difficoltà a reclutare soldati e con Usa e Ue che tagliano i fondi nessuno qui vede segnali di pace, per ora». Dal punto di vista di Mosca, il prossimo anno elettorale sarà perfetto per massimizzare le conquiste territoriali. Secondo le fonti militari occidentali gli obiettivi più probabili restano Avdiivka, che allontanerebbe i mortai ucraini da Donetsk, e poi il resto del Donbass e il nordest, con Kharkiv e Sumy che potrebbero tornare nel mirino. Senza dimenticare il vecchio sogno proibito di Mosca a sud, Odessa, un obiettivo però molto difficile. Dopo le elezioni Usa accetterebbero così di sedersi a un negoziato da un punto di forza, contando magari su una nuova amministrazione repubblicana guidata da quello stesso Trump che ha già annunciato di «poter far finire la guerra in 24 ore».

Una strategia difensiva

È su questo scenario che è nata la nuova strategia di difesa ucraina, mutuata paradossalmente proprio dal nemico. Quella cioè di costruire una “linea Surovikin” gialla e blu con cui blindare i confini caldi. Gli alleati hanno ricordato a Zelensky che difendere costa molto meno, in termini umani ma anche nel dispendio di armi e denaro. Con meno fondi a disposizione bisogna impedire a Mosca di perseguire il suo obiettivo, non insistere sulla riconquista fino ai confini definiti nel 1991.

Così il presidente Zelensky ha annunciato la «difesa fortificata» per reggere al contraccolpo minimizzando le perdite. È andato al fronte, ha salutato i soldati stremati a Est e a Sud e lo ha spiegato anche a loro: «Dobbiamo intensificare e accelerare la costruzione di strutture difensive lungo tutto il fronte». È esattamente la linea suggerita dal generale Valery Zaluzhny, il capo delle forze armate che un mese fa lo ha clamorosamente sconfessato rivelando il fallimento della mobilitazione e della controffensiva, e la pericolosa situazione di stallo «come nella Prima guerra mondiale». Zaluzhny aveva partecipato personalmente alle ultime riunioni Nato, la sua invocazione a difendere anziché continuare un inutile e dispendioso attacco non cadeva a caso. E Zelensky si è piegato.

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Rafforzare le difese è ora il centro della strategia ucraina. Un «gruppo interdipartimentale lavorerà 24 ore al giorno per 7 giorni su 7» per «la costruzione di strutture di ingegneria militare e fortificazioni». Saranno tre linee, come nella Surovikin russa. Alla vigilia del suo terzo inverno di guerra Zelensky sa di avere soldati esausti e alleati riluttanti. Per i primi sono scese in piazza le mogli, in una protesta clamorosa e ripetuta che ha costretto il parlamento a mettere in cantiere una legge che regoli non solo la mobilitazione, ma anche la smobilitazione. «Quella legge avrebbero dovuto adottarla un anno e mezzo fa — dice Igor Moseyciuk, giornalista anticorruzione tra i fondatori degli Azov — oggi puoi entrare nelle forze armate ma non esiste l’uscita. Ma il problema principale è la pessima qualità del personale mobilitato. In questo momento vicino ad Avdiivka più di metà dei soldati sono i refusnik: rifiutano di eseguire gli ordini e corrompono gli ufficiali di basso rango».

«In sei mesi di controffensiva — ha scritto su Expreso.tv Viktor Andrusiv, ufficiale ed ex direttore della Scuola della pubblica amministrazione a Kiev — i russi hanno mobilitato più soldati dei molti che hanno perso. Noi le perdite significative non le abbiamo rimpiazzate». Il dibattito, in Ucraina, ora verte su questo: abbassare l’età della mobilitazione, una misura altamente impopolare che Zelensky ha appena annunciato come «necessaria». Ma «il vero problema — spiegano fonti diplomatiche — è la riduzione degli aiuti finanziari e del sostegno al budget, che mettono Kiev in grande difficoltà mentre, da Mosca, i segnali sono tutt’altro che positivi».

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