Ue, si tratta sul Patto di Stabilità: sospensione prolungata fino a luglio

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BRUXELLES – Una nuova mediazione. Da affidare alla prossima presidenza di turno della Ue, che dal primo gennaio spetterà al Belgio. E nel frattempo sospendere il Patto di Stabilità: in maniera formale fino al prossimo luglio, in alternativa in modo anche sostanziale. La riforma delle regole sulla governance economica dell’Ue, quindi, può attendere.

Anche domani, la riunione dell’Ecofin, cui partecipano i 27 ministri finanziari, è destinata a un nulla di fatto. Le distanze tra “falchi” e “colombe” sono ancora ampie. In particolare, la Germania non intende rinunciare alla sua linea rigorista. La revisione dei parametri su debito e deficit, e soprattutto le procedure per i Paesi che non li rispettano, è rinviata almeno di un mese. A meno di sorprese dell’ultima ora.

L’incontro di domani, che si terrà in videoconferenza, al momento è stato convocato solo come una sorta di momento di passaggio. In attesa, appunto, che il dossier sia gestito dalla nuova presidenza belga. Non condizionata dalla candidatura della ministra spagnola Calvino alla Bei e che ha destato non poche proteste tra i 27. Francia e Italia insistono sulla possibilità di una nuova sospensione del Patto come è accaduto negli ultimi tre anni. Magari solo per un semestre e con l’obiettivo di arrivare alle nuove regole senza che rientrino in vigore quelle vecchie nel pieno della campagna elettorale. Va infatti tenuto presente che nei confronti di Italia e Francia – e non solo loro – a giugno, con le raccomandazioni della Commissione, verrà aperta la procedura per deficit eccessivo. A meno che, appunto, non si arrivi a un congelamento dei parametri per il primo semestre del 2024.

Sponda Meloni-Macron per rinviare di altri sei mesi la correzione dei conti

Il nucleo dello scontro e della possibile ultima trattativa da chiudere a partire da gennaio, comunque, si concentra ancora sullo “scomputo” dal deficit di una parte della spesa per interessi sul debito per i Paesi che investono in progetti infrastrutturali. Nell’ultima proposta la mano tesa verso Italia e Francia prevedeva questo vantaggio per tre anni. Parigi e Roma puntano ad estendere questo periodo transitorio. Anche perché Berlino non recede sulla clausola di salvaguardia che stabilisce la riduzione del deficit all’1,5 per cento per i partner indebitati.

Raggiungere questo obiettivo per Paesi come l’Italia che alla fine di quest’anno registreranno un deficit al 5,3 per cento sarà davvero pesante. Si tratta di sacrifici e tagli almeno fino al 2027. E a quel punto partirà la sfida alla riduzione del debito. Anche in questo caso la Germania ha imposto un dato numerico: il debito dovrà calare dell’1 per cento ogni anno. Davvero una ricaduta nella palude dell’ austerity già provocata dal “vecchio” Patto.

L’Italia non è riuscita in questi mesi a difendere la proposta della Commissione che conteneva molti più elementi di flessibilità e di coerenza rispetto alla situazione economica che sta affrontando l’Europa. I dati sulla crescita elevata sono solo ormai un ricordo. Basti pensare alle ultime stime della Banca d’Italia sul Pil. Che rivedono decisamente al ribasso le previsioni fatte dal Governo a settembre scorso. Per quest’anno la crescita sarà nel migliore dei casi allo 0,7% e nel 2024 calerà allo 0,6%. Soprattutto la percentuale del prossimo anno è allarmante.

La partita della riforma del Patto di Stabilità, quindi, si inserisce in questo quadro. Ma anche in quello della politica interna tedesca. La maggioranza che sostiene il cancelliere Olaf Scholz è molto debole. I liberali sono sull’orlo del collasso. Ed e essenzialmente per questo che il ministro dell’Economia Christian Lindner alza i toni. Ha bisogno di recuperare consenso proprio tra gli elettori più attenti ai conti pubblici. Anche di quelli europei.

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