Violentata a 11 anni dall’amico di famiglia partorisce un bambino. L’uomo condannato a 10 anni, la vittima ora vive in comunità: il neonato dato in affido

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L’ha convinta a seguirlo, mentre lei giocava in cortile con gli altri bambini. L’ha portata in un locale appartato del caseggiato e ha abusato di lei, una bambina di soli 11 anni. Che è rimasta incinta: e soltanto al quarto mese di gravidanza ha confessato ai genitori quello che era accaduto, quando l’hanno portata di corsa in ospedale perché aveva forti dolori addominali.

Una storia orribile, quella accaduta a Busto Arsizio, in provincia di Varese e raccontata dalla Prealpina, che ora ha portato alla condanna dell’uomo, un 27enne amico dei genitori della sua vittima: 10 anni di reclusione e una provvisionale di 80mila euro per risarcire la vittima. La bambina, che ha partorito nel luglio dello scorso anno, non ha mai visto il bambino, dato subito in affido. A sua volta, è stata accolta in una comunità per minori per staccarla dal contesto in cui quella violenza è avvenuta e per aiutarla, con un percorso psicologico, ad affrontare una storia tanto più grande di lei.

La storia inizia a fine estate del 2021: la bambina era stata avvicinata dall’amico di famiglia nel cortile delle case popolari in cui viveva con la sua famiglia. Per due volte il giovane uomo l’aveva convinta a seguirlo, abusando di lei che a quell’età, probabilmente, non aveva capito la gravità di quanto stava subendo, ma comunque da quel momento aveva evitato di incontrare quell’uomo. A dicembre la corsa in ospedale per quei dolori sospetti e la scoperta di una verità difficile da credere anche per i medici. Da quel momento la bambina viene affidata a psicologi e alla polizia, a cui racconta tutto.

Per lei iniziano mesi difficili: la gravidanza a quell’età, le audizioni protette. A luglio il bambino nasce con parto cesareo, perché a 11 anni la vittima non avrebbe potuto gestire un parto naturale, e viene subito affidato a una famiglia. L’esame del Dna, necessario ai fini dell’inchiesta, conferma che è figlio del 27enne. La bambina – parte civile nel processo con l’avvocata Erminia Viganò, nominata dall’amministratrice di sostegno Katia Broggini – è in comunità, ha incontri programmati con i genitori ma per ora non può tornare a vivere nella casa familiare. Per l’uomo la gup Veronica Giacoia ha stabilito una pena superiore alla richiesta della procura.

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