Girmay trionfa a Jesi: è il primo africano a vincere una tappa al Giro. Il fair play di van der Poel: pollice in su al vincitore

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Biniam Girmay è il primo africano a vincere una tappa al Giro d’Italia. Lo fa a Jesi: nell’arrivo della decima tappa del Giro. L’evento è oggettivamente storico, ma non rappresenta una sorpresa: Girmay infatti ha vinto la Gand-Wevelgem poche settimane fa, e una classica in Belgio non si vince mai per caso. Un bel campioncino insomma, che in gara si è comportato come tale: ha gestito tatticamente i compagni di squadra (Intermarché-Wanty-Gobert Materiaux), ha corso da corridore navigato, anche più di un protagonista anch’egli giovane ma molto più affermato del ciclismo modiale come Mathieu van der Poel.

Girmay lo ha sempre tenuto d’occhio, non si è scomposto quando il nipote d’arte (sempre bene ricordare che il nonno si chiamava Raymond Poulidor…) ha provato in tutti i modi a fare la differenza spendendo energie preziose e sbagliando la scelta di corsa. Quindi in una volata mozzafiato lo ha battuto. La classe non è acqua insomma: sia del vincitore, sia di van derl Poel che ad un certo punto, in un misto di resa e ammirazione, ha alzato il pollice verso il suo avversario mentre la volata era ancora in corso. L’italiano Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa) completa il podio, ma l’Italia non ride: ancora a secco di vittorie dopo dieci tappe. La maglia rosa rimane ancora sulle spalle dello spagnolo Juan Pedro Lopez (Trek-Segafredo).

Girmay vince su un percorso adatto alle sua caratteristice. Perché se è vero che la prima parte  è una sorta di tappa di trasferimento, la seconda è molto interessante con i tanti muri marchigiani. I tre che vanno in fuga non lo fanno tanto per mettersi in mostra: Naesen, Bais e De Marchi spingono a tutta per parecchio tempo. Bais ormai è un corridore conosciuto di questo Giro, essendo fatto quasi più km in fuga che in gruppo. E’ lui a passare in testa sul traguardo simbolicamente più toccante della settimana: sprint con cabbuoni di Filottrano tra due ali di folla, con bandierine e palloncini rosa. Tutto nel ricordo di Michele Scarponi.

La tappa è interessante ma anche insidiosa. Carapaz ad esempio finisce a terra sull’erba e non riporta conseguenze, Sivakov lascia qualcosina della sua coscia destra sull”asfalto. Mathieu van der Poel se la cava con un inconveniente meccanico, ma la facilità con la quale rientra ascia intuire la grande condizione ed al tempo stesso gli costa la sconfitta. L’olandese si sente in formissima, con quasi tutti i velocisti staccati si sente forse troppo sicuro. Scatta e riscatta, ma dietro di lui c’è sempre Girmay. E alla fine pollice alzato. Giusto così.

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