Amundi nomina la prima donna Ceo, ma le taglia lo stipendio rispetto al suo predecessore

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MILANO – Sono anni che la finanza mondiale spinge per promuovere le donne e la diversità di genere: se nell’industria sono tante le manager che si sono fatte strada, perfino nell’insidiosa Silicon Valley, banche assicurazioni e servizi finanziari restano appannaggio dei maschi.

 Lo scorso anno Wall Street ha nominato a capo di una delle maggiori banche d’affari internazionali la prima femmina. Si tratta di Jane Fraser, 54 anni, che adesso guida Citigroup. Quest’anno in Europa è successo lo stesso nel risparmio gestito: il colosso  francese Amundi ha scelto Valérie Baudson per succedere allo storico ceo Yves Perrier, che sarebbe diventato Presidente.

Perrier aveva già da tempo caldeggiato una figura femminile alla sua successione e la scelta è ricaduta sulla Baudson, classe 1971, suo braccio destro nonché  deputy ceo, membro del comitato di gestione generale di Amundi, responsabile di CPR AM, della gestione passiva/ETF e della Divisione Third Party Distribution & Wealth Clients.

Amundi, 1,7 mila miliardi di asset in gestione compresi i fondi Pioneer acquistati anni fa dall’Unicredit, fa parte del gruppo Crédit Agricole, che a sua volta conta un folto numero di donne nelle posizioni apicali. Tra queste c’è anche Monica Defend, global head of research di Amundi. Tuttavia finora nessuna aveva scalato le prime posizioni. E Crédit Agricole, banca famosa per tanti primati tra cui quello di essere stata pioniera sulla sostenibilità e sui criteri Esg (crasi di Enviromental, social e governance, compresa la diversità di genere) era stata anche la prima a scegliere una donna, che dal prossimo 10 maggio assumerà le deleghe di Amundi.

Tuttavia la carrozza si trasforma in zucca, perché a leggere le politiche di remunerazione di Amundi in attesa dell’insediamento del nuovo vertice emerge che la Baudson guadagnerà un terzo meno del suo predecessore Perrier. In accordo con le best practicie che incentivano il merito, la manager percepirà infatti un stipendio fisso e uno variabile, fino a un massimo di 2 milioni di euro al raggiungimento di determinati obiettivi.  Nel 2020 Perrier aveva invece percepito 3 milioni di euro (di cui uno di fisso e due  di variabile) e aveva devoluto la metà del suo bonus, ovvero un milione di euro,  alle persone bisognose per colpa della pandemia

Dunque l’affermazione del genere meno rappresentato ai vertici del colosso transalpino arriva, ma a caro prezzo: quello dello stipendio inferiore del 33%. E così quello che pareva un primato, rischia di rilevarsi un boomerang per Amundi.

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