Andrea Agnelli: “Solo la Superlega può salvare il calcio”

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ROMA – “Solo la Superlega può salvare il calcio”. Andrea Agnelli torna a parlare. Ha scelto l’Olanda, il ‘De Telegraaf’ per una lunga discussione sul tema a cui ha dedicato gli ultimi anni di presidenza alla Juventus: la Superlega. Ammette di essersi dimesso “a causa di un’indagine penale che mi riguarda personalmente”. e parla ovviamente dell’inchiesta Prisma sui conti della Juve, che “Il 27 marzo avrà l’udienza preliminare in cui si deciderà se il caso sarà chiuso o meno. Non voglio che la Juventus sia costretta a sopportare tutto questo tempo. Un nuovo consiglio d’amministrazione può rappresentare meglio il club e non ha nulla a che fare con le accuse. Inoltre, sono libero di difendermi in tribunale da ogni accusa che dovesse emergererisponde rapidamente”.

E sulla squalifica da numero uno del club bianconero ha aggiunto: “La sospensione mi è stata imposta dalla Federazione italiana. Ma non sono stato ascoltato e non ho potuto difendermi”. La conversazione col giornale olandese è una lunga, lunghissima promozione del progetto mai azzerato del tutto di riforma del calcio europeo. E una nuova sfida al presidente Uefa Ceferin. I giornalisti Marcel van der Kraan e Valentijn Driessen non specificano da quale posizione parli Agnelli. Lui cita la Juventus, di cui si sente ancora interprete – pur non avendo più alcuna carica nel club – e ovviamente la sua creatura prediletta: la Superlega.

Agnelli: “Spezzare il monopolio della Uefa” 

La dichiarazione di guerra di Agnelli riparte dai vecchi propositi: “Il monopolio della Uefa deve essere spezzato per dare ai club un futuro finanziariamente stabile. Un futuro in cui i club non cadano nel caso non si qualificano una volta per le competizioni europee. Questo è un problema per qualsiasi club. L’Ajax è diventato campione d’Olanda nel 2019, ha vinto la coppa e la Supercoppa e ha disputato le semifinali di Champions League. Due mesi dopo, il club avrebbe potuto essere eliminato nel turno preliminare della nuova Champions League. Con una tale incertezza, non è possibile come club prendere decisioni a lungo termine sostenibili e sane”. Anche perché “se si mantiene il sistema attuale, il divario tra i club inglesi e spagnoli in particolar modo e gli altri, non fa che aumentare. Ad eccezione probabilmente per il PSG e il Bayern Monaco”. 

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“La Superlega dipende dalla Corte europea” 

Non si è arreso perché la porta per la nascita della Superlega, secondo lui, è ancora aperta: “La possibilità che il progetto prenda il via dipenderà dalla Corte di Giustizia Europea”, che dovrà pronunciarsi sull’abuso di posizione dominante della Juve. Agnelli dice di aver provato la riforma dall’interno della Uefa, “ma è stata una guerra che non sono riuscito a vincere. I top club di tutte le sottodivisioni dell’ECA si erano accordati su un nuovo formato. Ma i club di medie dimensioni delle grandi leghe, i dirigenti delle grandi leghe e alcune associazioni nazionali vedevano il nuovo formato come una minaccia e quindi Ceferin si è ritirato. Allora non si resta fermi, ma si prendono altre strade per arrivare a ciò che si vuole fare per il calcio europeo di club”.  

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“Calcio troppo prevedibile, la gente si allontanerà” 

C’è poi, per Agnelli, una componente sportiva, di interesse: il rischio che alla fine vincano sempre gli stessi: “A parte la mancanza di stabilità finanziaria, in molte competizioni, nazionali e internazionali, i vincitori sono noti in anticipo. Principalmente a causa degli introiti che i club ottengono dal mercato nazionale. L’Inghilterra è al primo posto in questo senso e si può vedere come la Premier League sia rappresentata in maniera generosa nelle fasi finali dei tornei di coppe europee. La Spagna è subito dietro insieme ad alcuni club come il Paris Saint-Germain e il Bayern Monaco. Ma in una competizione sportiva è importante che ogni partecipante abbia la possibilità di vincere. Se rimane tutto così prevedibile, come in questo momento, il pubblico si allontanerà dal calcio”. Nessuna fuga dai campionati nazionali, però: “Un campionato nazionale forte e paritario è nell’interesse di tutti”.  

“Se Ceferin mi chiama, rispondo” 

Infine, sul suo rapporto con Ceferin, passato da amico fraterno a nemico giurato: “Non ho alcun problema con lui – giura Agnelli – quando mi chiama rispondo. Ma con me l’amicizia e i sentimenti personali non si intromettono negli affari, Aleksander è il padrino di una delle due mie figlie, è stata una scelta del momento: ha promesso davanti a Dio che se mi succedesse qualcosa si prenderebbe cura di lei, da questo non si può tornare indietro”.

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