Argentina, “non furono 30.000”: nell’anniversario del golpe militare, il governo di Milei lancia l’assalto alla memoria storica

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Nell’anniversario del colpo di Stato militare in argentina (24 marzo, 1976), parte l’offensiva del governo di Javier Milei contro la memoria storica. La vice presidente Victoria Villarruel, figlia di un generale implicato nei crimini della dittatura, posta un messaggio su X che suona a programma di governo. Il titolo: “Non furono 30mila”.

Mentre la città marcia verso Plaza de Mayo per commemorare la vittima dell’ultima dittatura militare e chiedere “Memoria, verità e giustizia”, la vicepresidente pubblica sulle sue reti un messaggio divisivo, che prende le distanze dal motto della manifestazione e nega il numero delle vittime.

“Tra il 1969 e il 1979, i gruppi guerriglieri hanno assassinato 1.094 persone in Argentina”, si legge nel video, che si concentra su una delle testimonianze delle vittime degli attentati dei Montoneros, precedenti al colpo di stato militare. La strategia è chiara perché era stata già delineata in campagna elettorale: presentare i crimini della dittatura come una “guerra” ad armi pari, tra forze dell’ordine e gruppi armati attivi nel Paese in quegli anni. E infatti a poca distanza dal messaggio di Villarruel ha fatto seguito quello del presidente.

Negazionismo e consenso

Già in campagna elettorale, Javier Milei aveva usato il dibattito televisivo per lanciare la provocazione: “Le vittime furono 8.753”, aveva detto in quell’occasione. Si tratta di una cifra risultato di un’indagine della Commissione Nazionale per la Sparizione di Persone, che nel 1984 raccolse il totale delle denunce formali fatte dai famigliari per recuperare gli scomparsi. Nessuno storico la considera nemmeno approssimativa riguardo alla totalità delle vittime. Basti pensare che c’erano 700 centri di detenzione e tortura su tutto il territorio e che solo a Buenos Aires morirono più di 5mila oppositori.

Il consenso nazionale si è stabilito sulle 30mila vittime: è una cifra approssimativa e simbolica, formulata sulla base di un rapporto dell’intelligence consegnato nel 1978 ai colleghi cileni della dittatura di Pinochet, secondo cui nei primi due anni erano già state uccise 22mila persone. Contestare la cifra con il rigore delle unità delle denunce presentate è una tipica tecnica negazionista. È la stessa usata dai negazionisti dell’Olocausto.

La vicepresidente

Victoria Villarruel è la prima figlia di un generale implicato nella dittatura militare a ricoprire un incarico di Governo nel Paese. La sua figura politica è stata costruita ad arte per mettere in discussione il consenso nazionale sulla dittatura militare, un consenso che si considera la base fondamentale della convivenza democratica nel travagliato Paese sudamericano.

Proprio mentre tutto questo accade, la rivista argentina Noticias dedica la copertina ai legami di Villarruel con Alberto González, condannato torturatore della Esma, che sta scontando una pena all’ergastolo che non gli ha impedito di essere il mentore politico della neo eletta vice presidente.

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