Budanov, una vita da braccato. Caccia aperta al capo delle spie di Kiev

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Odessa — Quando l’intelligence russa due giorni fa ha indicato nel generale ucraino Kirlo Budanov il mandante della strage di Mosca non lo ha trasformato in un bersaglio, perché è già un bersaglio da molto tempo. Nel 2019 sfuggì a un attentato perché un sicario russo che stava piazzando una bomba sotto la sua macchina commise un errore e la fece esplodere in anticipo. Budanov è poi diventato direttore dell’intelligence militare ucraina (Gur) e in quel ruolo è sopravvissuto, secondo il portavoce dell’agenzia, a «più di una decina di tentativi di uccisione».

Il perché dell’insistenza omicida della Russia è facile da comprendere. All’inizio dell’invasione il Gur scoprì in anticipo i piani militari del Cremlino, e con una battaglia combattuta in condizioni di emergenza all’aeroporto di Hostomel, a trenta minuti dal centro di Kiev, fermò l’attacco aviotrasportato dei parà russi che avrebbe spalancato le porte della capitale.

Con la credibilità acquistata sul campo quel giorno Budanov ha ideato e diretto una sequenza di campagne contro il sistema di Putin che potrebbero riassumersi così: fa il sicario russo meglio dei sicari russi. È probabile che ci sia il Gur dietro all’assassinio di Valden Tatarsky, il propagandista filoputiniano ucciso da una bomba nascosta dentro una statuetta-regalo, e anche dietro all’uccisione di Daria Dugina, figlia di Alexander Dugin – un altro bersaglio simbolo. Budanov arruola e gestisce i contingenti di volontari stranieri, inclusi gli estremisti di destra russi che ogni pochi mesi invadono la Russia nella regione di Belgorod. Tiene i contatti con le unità clandestine di partigiani che fanno sabotaggi nell’Ucraina occupata. Ed è alla guida dei programmi segreti per lanciare i droni in territorio russo, fino a Mosca, e i droni marittimi che danno la caccia e affondano le navi da guerra nel Mar Nero. In due anni, Budanov agli occhi del pubblico è diventato il paladino misterioso che difende l’Ucraina con ogni mezzo: le operazioni del Gur tirano su il morale alla popolazione.

I servizi segreti russi danno la caccia al generale ucraino, che vive come un quasi latitante. Il quartier generale del Gur, su un isolotto in mezzo al fiume Dnipro a Kiev, è stato l’obiettivo di bombardamenti con missili. A novembre la moglie Marianna Budanova è stata ricoverata per un avvelenamento che si pensa fosse diretto soprattutto contro di lui. Ha poi recuperato. I due si erano conosciuti anni prima dell’invasione, quando lei, che di lavoro fa la psicologa, prestava servizio come infermiera e lui era un soldato ferito durante un’incursione. A oggi l’avvelenamento è stato il tentativo più preoccupante, perché dimostra che i servizi russi riescono a penetrare persino la base dove i Budanov passano quasi tutto il loro tempo. Se fosse riuscito, sarebbe stato un assassinio firmato: un metodo usato in altri casi conosciuti, e tra questi c’era anche Alexei Navalny, l’oppositore più famoso di Putin.

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