Cisterna di Latina, nelle chat di Christian Sodano ricatti, sensi di colpa e atteggiamenti possessivi. “Sono segnali di allarme del ricatto emotivo”

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Ricatti, sensi di colpa, atteggiamenti possessivi. Dietro il comportamento di Christian Sodano, l’autore del duplice femminicidio di Cisterna di Latina, c’è uno schema consolidato che si ripete in quasi tutti i femminicidi e nelle violenze di genere. La dinamica è sempre la stessa. Quella della colpevolizzazione della vittima, in questo caso Desyree Amato, accusata dal suo ex fidanzato per aver deciso di chiudere la relazione.

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Le frasi che il giovane invia all’ex fidanzata, preannunciando l’omicidio della madre Nicoletta e della sorella Renée, sono chiare. “È colpa tua. Mi hai rovinato la vita. Mi hai fatto innamorare. Faccio una strage. Mi devono fermare con l’esercito. Ti farò soffrire come hai fatto soffrire me”. E secondo Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, l’associazione che dal 2020 gestisce il numero nazionale antiviolenza e stalking 1522, non sono parole casuali.

“La cultura patriarcale – afferma Ercoli – ha affidato alla donna, all’interno della coppia, il ruolo di sopportare le frustrazioni. Il senso di colpa, come nel caso di Cisterna di Latina, è il modo attraverso il quale l’assassino, in questo caso, lega la donna alla sua felicità e al suo benessere. In questo modo l’uomo mantiene una totale immaturità relazionale ed emotiva e crea all’interno delle relazioni una sua totale dipendenza. L’autore senza quella vittima non è in grado di vivere. Questo è un senso di colpa millenario che esiste all’interno delle relazioni. Le donne se ne stanno liberando sempre di più. Giulia Cecchettin se ne era liberata. Anche Desyree Amato voleva lasciare questo ragazzo. Ma a fronte di una maggiore consapevolezza delle donne c’è una violenza più cruenta negli uomini, soprattutto quelli delle giovani generazioni. E questo ci deve far allarmare”.

Il primo campanello d’allarme è la libertà limitata. “Sono pronto a non fare problemi se anche di sabato a volte vuoi stare con Ylenia”, diceva Christian Sodano, sperando di riconquistare Desyree, che aveva deciso di lasciarlo per la sua eccessiva possessività. Anche questa frase, apparentemente meno eclatante rispetto a tante espressioni del giovane finanziere, è abbastanza indicativa per Ercoli. “I femminicidi sono la reazione finale di un uomo che ha detenuto il totale potere e controllo in una relazione. Tutto si regge su questi due concetti, il potere e il controllo. Sei libera di potere esprimere la tua opinione? Sei libera davvero di poter decidere della tua vita? Ti senti libera di poterti divertire con altre persone al di fuori della tua relazione? Gestisci direttamente le situazioni economiche della tua vita? Hai un’autonomia economica? Ti senti in colpa se hai delle soddisfazioni? Temi di poterti rappresentare vincente davanti al tuo partner? Hai timore che lui possa reagire negativamente a delle scelte di libertà? Se rispondi si significa significa che si è all’interno di una relazione in cui ci hanno chiesto di rinunciare alla nostra libertà”.

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Uscirne fuori, denunciare, rinunciare all’ultimo appuntamento non è sempre semplice. La stessa Desyree, nonostante le minacce dell’ex, si era tenuta tutto dentro, pensando di poter gestire la cosa. I motivi sono duplici secondo Ercoli: “Non è che chiunque scriva farò una strage poi la mette in atto. Chiaramente se queste parole vengono pronunciate da una persona che aveva già avuto atteggiamenti persecutori è un segnale da non sottovalutare. Dietro la decisione di non denunciare subito, però spesso si nasconde altro. Ed è lo stigma che le donne hanno su loro stesse per la violenza che subiscono. È più normale nella nostra società che si vergognino le donne vittime di violenza che gli autori delle violenze. Questo perché noi abbiamo reso invisibili gli autori, invece le donne vittime di violenza sono sovraesposte e raccontate nei minimi particolari. L’invisibilizzazione significa ci immaginiamo l’uomo violento come qualcuno di mostruoso, lontano da noi. E non la persona della porta accanto, come nel caso Cecchettin o nel duplice omicidio di Cisterna Latina.Anche i media devono stravolgere la narrazione. Basta dire che una donna su tre è vittima di violenza. Il problema è che un uomo su tre è violento. E va detto che questi uomini stanno uccidendo più del cancro, più degli incidenti stradali”.

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