Cori razzisti contro Lukaku, mitigato il Daspo per due calciatori dilettanti: potranno giocare con la propria squadra

Pubblicità
Pubblicità

La Costituzione sancisce il diritto allo sport e anche i tifosi banditi dagli stadi con il daspo, «hanno diritto a giocare a calcio» nei campionati minori, regolamentati dal Coni. Così la questura di Torino ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Daniele Labbate e Paolo Alberto Reineri per conto di due tifosi piemontesi di 23 e 29 anni (juventini in questo caso), che erano stati daspati insieme ad altre 169 persone, con l’accusa di aver pronunciato degli ululati razzisti all’indirizzo dell’ex attaccante nerazzurro Romelu Lukaku durante la semifinale di Coppa Italia Juventus-Inter giocata il 4 aprile scorso all’Allianz Stadium.

I due ragazzi, originari del cuneese, militano entrambi tra le fila di una associazione sportiva dilettantistica iscritta al campionato di terza categoria (girone B) della lega dilettanti. La questura, nelle more del daspo di due anni — come aveva raccontato Repubblica — aveva vietato non solo la partecipazione, come spettatori, alle manifestazioni sportive regolamentate dal Coni, ma aveva negato loro perfino la possibilità di allenarsi e di scendere in campo con la loro squadra di terza categoria.

Adesso il questore di Torino Vincenzo Ciarambino ha accolto l’istanza presentata dai legali dei due tifosi rilevando la valenza dell’articolo 33 della Costituzione che riconosce «il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».

Valutato che «il fondamentale interesse pubblico alla tutela dell’ordine e della sicurezza durante le manifestazioni sportive debba essere contemperato con il diritto costituzionalmente riconosciuto di svolgere attività sportiva — si legge nel provvedimento firmato da Ciarambino — si autorizza» il daspato ad accedere agli impianti sportivi esclusivamente al fine di svolgere gli allenamenti e le partite ufficiali della sua squadra.

Nel caso specifico il pronunciamento si riferisce al ventitreenne juventino, attaccante con prospettive di crescita: è stato un baby calciatore della Juventus tra il 2008 e il 2012, ha giocato nei pulcini e negli esordienti. Poi è passato alla nuova società e nell’aprile scorso ha ricevuto il daspo.

«L’accoglimento dell’istanza da parte della questura di Torino — ragiona Reineri — costituisce un precedente che può essere fatto valere anche da tutti gli sportivi dilettanti nel resto del Paese, apre una strada dalla quale difficilmente si potrà tornare indietro». Garantisce il diritto di poter giocare anche agli amatori, non più solo ai professionisti che scendono in campo per guadagnarsi da vivere.

«È una decisione sacrosanta», ragiona l’avvocato Giovanni Adami del foro di Udine, impegnato nella difesa di altri tre casi analoghi a Trieste e Ascoli. «Il daspo mira a reprimere il tifoso violento, non lo sportivo — ricorda Adami — questo pronunciamento restituisce equilibrio, garantendo il diritto allo sport anche ai non professionisti».

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *