Così la Serie A vuol cambiare il calcio

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ROMA – Arbitri professionisti, più extracomunitari, salary cap per le squadre e partite di campionato valide anche per la Coppa Italia. E poi: cancellare le qualificazioni a Mondiali ed Europei della Nazionale, introdurre il Var a chiamata una o due volte per squadra a ogni partita, bloccare il mercato a chi non rispetta i pagamenti e tagliare del 30% gli stipendi dei calciatori per chi retrocede. Sono i punti fondamentali del piano di riforma della Serie A: è questo il documento che lunedì i club proveranno a definire per poi presentarlo martedì al tavolo di riforma con la Federcalcio.

Serie A, più peso politico

Dodici articoli, 45 voci complessive. E la premessa che recita: “Se non ora, quando?”. Il documento di 25 pagine redatto dalla Serie A è quasi pronto. E inizia dal tema più delicato, forse, per i suoi dirigenti: il peso politico. La Serie A vuole poter avere l’ultima parola su qualunque votazione del Consiglio Federale che la riguardi. In particolare le licenze per l’iscrizione al campionato. Insomma, non vuole farsi fissare i criteri dalla Federcalcio. “Nella governance federale c’è un disallineamento poco comprensibile se si considerano il peso economico-finanziario delle società e il sistema di mutualità”. In più, i club chiedono un rappresentante in più in consiglio come rappresentanza del femminile, diventato ora campionato professionistico. E sono disposti a introdurre nelle licenze criteri infrastrutturali legati ai campi delle giovanili.

Tagliare le squadre di Serie C

Secondo tema quello dei soldi della mutualità. Ossia l’assistenza ai campionati inferiori. L’ipotesi è legarla all’impiego delle squadre di Serie C dei calciatori di Serie A. E poi monitorare come i fondi della mutualità vengono impiegati. Ma la chiave di tutto è la riduzione dei club professionistici: “Solo la Russia ha una terza Serie con un numero di club (59) paragonabile al nostro”. Insomma, siamo troppi. Come “tagliare”, però? Con criteri più selettivi per l’iscrizione: questo chiede la Serie A.

Salary cap e stop al mercato a chi non paga

Molto interessante è la questione sostenibilità. La Serie A sembra disposta a darsi regole più rigide. Ad esempio: penalizzazione per chi utilizza strumenti previsti per le imprese in crisi. Blocco del mercato e dei tesseramenti per chi è inadempiente. E un salary cap sul modello spagnolo, che impedisca di sostenere spese eccessive in rapporto al fatturato del club. E poi allargare il numero di extracomunitari (“siamo il sistema con le norme più stringenti”) ad esempio consentendo di ingaggiarne due senza necessariamente sostituirne altri.

Contratti di 8 anni e più extracomunitari

E ancora: introdurre contratti di 8 anni per i calciatori, non più solo di 5. Non solo: chi retrocede dovrebbe poter tagliare del 30% gli stipendi dei calciatori, in modo da poter ridurre le cifre del paracadute. E poi cancellare il “prelievo forzoso” della Serie B sulle squadre retrocesse dalla Serie A.

I 30enni nelle seconde squadre

I club vogliono poi l’introduzione di un sistema di arbitri professionisti e norme più larghe sulle seconde squadre: consentire la retrocessione tra i dilettanti, garantire la partecipazione a chi vorrebbe iscrivere la propria, permettere di impiegare in seconda squadra giocatori bandiera – almeno 50 presenze, non proprio bandiere… – fuori età. E riaprire le multiproprietà (ossia altri casi come Napoli e Bari).

Un taglio alla Coppa Italia sul modello Nba

La riforma della Coppa Italia è forse la più oscura. L’idea è fare in modo che alcune partite valgano sia per la coppa che per il campionato, per ridurre il numero di partite stagionali sul modello Nba dell’In-Season Tournament. E poi qualificare per le coppe europee anche la finalista. Da stabilire dove giocare le due edizioni di Supercoppa non acquistate dall’Arabia: le ipotesi sono Emirati Arabi, Qatar, Usa oltre all’Italia.

Cancellare le qualificazioni a Mondiali ed Europei

Singolari le proposte alla Uefa e alla Fifa: ridurre il numero delle partite delle Nazionali, accorpando le sessioni di ottobre e novembre e rivedendo il sistema di qualificazioni a Mondiali ed Europei sul modello delle Olimpiadi. Quindi sarebbero Mondiali ed Europei stessi a qualificare, oltre al ranking. A questo i club vorrebbero aggiungere il Var a chiamata – il cosiddetto Challenge – per una o due volte a partita per ogni squadra e la trasmissione in diretta dei dialoghi arbitro-Var: magari sperimentandola in Coppa Italia.

I soldi delle scommesse

L’ultimo capitolo, il più ampio, è quello delle richieste alla politica. Tutte studiate con impatto – in molti casi pari a zero – sulle casse pubbliche. La Serie A vuole una percentuale sulla raccolta delle scommesse da distribuire tra tutti i campionati in base alle puntate ricevute, e da spendere per infrastrutture e giovani. L’abolizione del divieto di sponsorizzazione. Ma soprattutto – ed è la misura più impattante – il ripristino del decreto Crescita: la detrazione fiscale per gli impatriati costerebbe allo Stato 60 milioni all’anno. Altri 20 all’anno verrebbero dal prolungamento per altri 3 anni delle deduzioni per il professionismo femminile. In chiusura, misure complesse: il riconoscimento facciale per la sicurezza negli stadi, ripristinare i voucer per gli steward e abolire le figure dei rappresentanti obbligatori della tifoseria nei club.

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