De Laurentiis in panchina vede doppio

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L’immaginifico Aurelio De Laurentiis sostiene di aver avuto una visione: due allenatori per una squadra,0 un mister per le partite internazionali e un signor tecnico per quelle nazionali. Ci vedeva doppio. Poi, ovviamente, è una di quelle cose che, dopo averle riascoltate, chi le ha dette definisce “una provocazione”. Soprattutto venendo da uno che di allenatori quest’anno ne ha schierati tre. Poteva ben mettere Calzona in campionato, Garcia in Champions e Mazzarri in Coppa Italia. Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto magari cambiava. O forse no. Di certo avrebbe confuso ancor più le idee a Lobotka e Di Lorenzo, che da mesi vagano in folle cercando di inserire la retromarcia.

Divertente però immaginare la doppia panchina. L’uomo festivo e quello feriale. Dottor Allegri e mister Sarri, tanto per dirne una, anzi due. Un bello spreco di ingaggi. Ma vuoi mettere lo spettacolo al lunedì, quando si cambia schema? Due tocchi, tre dietro, quattro in mezzo, no cinque, sei sicuro? Pensa le strane coppie: Inzaghi & Inzaghi, Mourinho & José. I giochi di parole: Baroni e Conte, Pioli e il redivivo maestro Scala. Le invidie: la stessa squadra che va forte in Europa e piano in Italia. I dispetti: quello che spreme i titolari il mercoledì e la domenica son fatti altrui. Voglio il centravanti di manovra, no d’area. Vlahovic che segna soltanto per uno. I franchi accordi di coalizione: tipo Meloni & Salvini. Mannò certo: li prendi simili, con lo stesso credo, gli stessi schemi. E che cosa te ne fai del doppione, lo scambi alle figurine? Oppure deleghi al vice le partite meno importanti. E quali? Cinquanta l’anno sembravan poche. Rose di trenta giocatori, una miseria. Giochiamone cento, tesseriamone sessanta. Facciamo come il football americano, esce una squadra ed entra l’altra, con il suo allenatore, a ogni cambio campo. Cinque sostituzioni, poi sette. Due sessioni di mercato, poi tre.

Il pantacalcio: si giochi ovunque e sempre. Se è vero che siamo tutti allenatori, dateci una squadra, è un nostro diritto. È, anche, una risposta alla crisi occupazionale. Invece del doppio lavoro, due per lo stesso. Pensaci, Calderone. Inteso come il ministro del Lavoro, non l’ex allenatore della Sancascianese. Il calcio ha bisogno di novità, ma aggiungendo l’inedito, non moltiplicando l’esistente. Così non lo ingrandisci, lo gonfi. Alla fine forse un’idea sensata sarebbe quella di avere per ogni squadra due presidenti: uno che ha visioni e l’altro che sceglie l’allenatore giusto e se lo tiene. Ma è soltanto una provocazione.

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