“Ecco i resti dell’aereo di Amelia Earhart”: un drone sottomarino fotografa a 5 mila metri di profondità la coda di un misterioso velivolo

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NEW YORK – Per ottantasette anni il mondo si è chiesto dove fosse finita con il suo aereo Amelia Earhart, la femminista che scelse di volare alto, come il gabbiano Jonathan Livingston, per indicare a milioni di donne come essere libere. Forse adesso qualcuno è in grado di dare una risposta. Tony Romeo, ex ufficiale dell’intelligence dell’aviazione americana, e finanziatore di una spedizione marina, avrebbe individuato i resti del Lockheed 10-E Electra con cui nel 1937 Earhart voleva diventare la prima donna a compiere il giro del mondo. Un’immagine scattata a dicembre da un drone sottomarino, a 5 mila metri di profondità nello spazio di mare tra Australia e Hawaii, a 160 chilometri dalle isole Howland, farebbe pensare alla presenza della coda di un vecchio aereo, molto simile al bimotore alla cui guida c’era l’aviatrice americana. L’isola doveva essere una delle ultime tappe del tentativo da record, ma l’impresa non venne mai portata a termine. Dell’aereo si persero le tracce e nessuno in quasi novant’anni è riuscito a risolvere il mistero.

Romeo ha investito undici milioni di dollari per finanziare le ricerche. Ha venduto alcune case per raccogliere i fondi necessari e adesso è convinto di essere arrivato al momento chiave. “Dovete convincermi – ha commentato alla Nbc, riferendosi all’immagine catturata dal drone – che quello non è un aereo e che, soprattutto, non è quello di Amelia”. “Non ci sono stati altri incidenti in quella zona – ha aggiunto – e di certo non di un aereo di quell’epoca con quel particolare disegno della coda, che si vede chiaramente nella foto”.

Della storia di Earhart, oltre a un parco a lei intitolato, restano le foto color seppia dell’aviatrice, sorridente, capelli scompigliati e, alle spalle, un bimotore. Nata nel 1897 ad Atchison, a nord di Kansas City, nel cuore dell’America rurale, padre alcolizzato, Amelia crebbe con i nonni e mostrò fin da bambina un carattere indipendente e un interesse viscerale per le donne protagoniste in ruoli dominati all’epoca da uomini. Pilota di aerei era uno di quelli. Poco più che ventenne il colpo di fulmine, dopo la prima volta in volo con il pilota Frank Hawks a Long Beach in California. “Quando raggiunsi la quota di trecento piedi (circa 90 metri, ndr) – raccontò – capii che cosa volevo fare”. Staccarsi da terra per inseguire un orizzonte più ampio.

Pochi mesi dopo venne la prima lezione, due anni dopo il brevetto di volo, oltre agli studi alla Columbia e Harvard. Vennero i record che demolirono gli stereotipi: prima donna a raggiungere le massime altitudini e velocità dell’epoca. Prima ad attraversare da sola l’Atlantico, e la prima a volare, in solitaria, nel 1935, da Oakland a Honolulu e da Los Angeles a Città del Messico. Quando nel 1937 decise di compiere il giro del mondo lungo l’equatore, Earhart era una star e figura di riferimento per milioni di ragazze. Sarebbe stata la prima traversata globale compiuta da una donna. Un’impresa lunga più di 40 mila chilometri. Dopo un iniziale contrattempo, lei e l’ufficiale di rotta Fred Noonan, partirono da Miami in direzione Est. Il 2 luglio dovevano arrivare all’isola di Howland, un paradiso marino circondato da barriere coralline e immerso nel Pacifico. Secondo i documenti dell’epoca, il bimotore aveva carburante sufficiente per raggiungere l’isola, ma sorsero problemi tecnici, a cominciare dai contatti radio con la nave che li seguiva, la Itasca. Earhart e Noonan probabilmente volarono senza indicazioni. In un messaggio trasmesso dalla cabina dissero: “Itasca, dovremmo essere sopra di voi ma non riusciamo a vedervi. Il carburante si sta esaurendo”. I contatti si interruppero. Dei due aviatori non si sono più avute tracce. L’impiego di una gigantesca flotta in soccorso, formata da nove barche e più di sessanta aerei, non portò a niente. Il 5 gennaio del 1939, un anno e mezzo dopo la scomparsa, Earhart venne dichiarata ufficialmente morta.

Negli anni ci sono state molte missioni di ricerca, ma senza successo. Adesso quel momento potrebbe essere arrivato. Romeo sente di essere in mezzo a una grande avventura. “E’ la cosa più eccitante – ha commentato – che abbia mai fatto in vita mia, come un bambino di dieci anni che gioca alla caccia al tesoro”. Ma c’è chi è convinto che Amelia fosse finita in un’altra zona. Forse proseguì il volo e atterrò in un’altra isola sperduta nel Pacifico, forse compì un atterraggio d’emergenza a Nikumaroro, le remote isole Gardner, dove potrebbe essere sopravvissuta assieme a Noonan, per poi morire entrambi come naufraghi. Resti femminili vennero trovati nel 1940 nell’isola, assieme a una scarpa simile a quella indossata dall’aviatrice. Ma non è mai arrivata la conferma ufficiale.

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