Federica Brignone incredibile a Saalbach: scivola, si rialza e domina il gigante. Ma le coppe sono di Lara Gut

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Federica Brignone per due lunghissimi secondi è stata fuori dal gigante delle Finali di Coppa del mondo a Saalbach, dominato fino a quel momento: il fianco sinistro sdraiato sulla neve, una mano appoggiata a terra, l’altra spinta verso il cielo per riprendere l’equilibrio. Con uno scatto in avanti della schiena è riuscita a sedersi mentre scendeva a buona velocità, in un attimo si è posizionata sugli sci lanciati verso la curva successiva. Ha curvato. È rientrata in gara, perdendo appena tre decimi di un vantaggio sceso in quel momento a un secondo. Ma più che sufficiente a ritrovare le linee dei giorni in cui nessuna è in grado di batterla. Quando è arrivata al traguardo con 1’’36 sulla neozelandese Alice Robinson, la norvegese Thea Louise Stjernesund terza si è inchinata. Quarta vittoria stagionale in gigante per Federica, sesta in assoluto come Sofia Goggia due anni fa (record), 27a in Coppa del mondo (anche questo primato italiano femminile), miglior azzurra di sempre, 68° podio a uno solo da Gustav Thoeni. Peccato che un calo di risultati a metà stagione le sia costata la coppa di gigante, vinta da Lara Gut- Behrami con soli 21 in più. A Saalbach insomma è stata la vittoria dell’orgoglio per Federica.

A Gut una coppa drammatica

Ancora prima di scendere l’azzurra sapeva che la svizzera Gut-Behrami, a 32 anni, aveva vinto la sua prima coppa di gigante arrivando al traguardo con una gara accorta, conclusa al decimo posto. Il finale di una coppa drammatica, costellata da gravi incidenti, è stato firmato da Brignone e da Mikaela Shiffrin, vincitrice dei due slalom sciati al rientro dopo l’infortunio di Cortina: ma a uscire dominatrice da questa stagione è la svizzera di Comano, nel Canton Ticino, moglie di Valon Behrami, ex Genoa, Verona, Lazio, Fiorentina, Napoli, Udinese e Brescia.

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Brignone: “Ho pensato: è finita”

“Nella seconda non riuscivo quasi a scaldarmi col caldo che c’era, avevo la nausea” dice Brignone al traguardo. “Sono partita, e ho cercato di fare al massimo la prima parte, come nella prima manche. Poi forse ho spinto troppo, ero troppo arretrata, sono scivolata e ho pensato ‘la gara è andata’. Poi anche sotto sono andata larga in una porta e di nuovo pensato che fosse finita. Poi invece sono arrivata giù e mi sono vista in testa… è stato davvero bellissimo. Lara è una grande campionessa e io la stimo molto. La stagione che ha fatto è stata stupenda, sono tanti anni che sciamo insieme, ma lei ha cominciato a vincere prima di me. In questa stagione sono riuscita a batterla qualche volta, ma le faccio i complimenti perché è veramente fortissima”.

Il rischio nella prima manche

A Federica non era bastato quasi mezzo secondo di vantaggio (0’’48) sulla norvegese Thea Stjernesund nella prima manche per essere soddisfatta. Sapeva che aveva rischiato di uscire, che avrebbe potuto fare di più, e che nella seconda manche le condizioni della neve sarebbero cambiate rispetto a quelle già infide delle 9 del mattino: sole, fondo umido trattato col sale per compattarlo sotto l’azione incessante dell’alta temperatura. “Mi sono inclinata troppo in una curva verso destra, sono rimasta attaccata allo spigolo con le unghie e non pensavo di essere in testa con un simile vantaggio” ha detto al traguardo. Non pensava a recuperare in Coppa, perché per quello non bastava un miracolo suo: a Gut-Behrami, ottava dopo la prima manche, sarebbe bastato entrare tra le prime 15 per conquistare il trofeo del gigante. Le bastava la vittoria dell’orgoglio, e quella ha avuto.

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