Gaza, Israele lancia l’invasione a Sud I primi tank alle porte di Khan Yunis per cercare i capi di Hamas: centinaia le vittime

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dal nostro inviato

Daniele Raineri

TEL AVIV — Nei primi due giorni di guerra dopo il cessate il fuoco i bombardamenti israeliani hanno ucciso più cinquecento palestinesi, secondo i dati del ministero della Sanità di Gaza – che sono decisamente verosimili considerato che le ultime ondate di raid aerei a detta dei testimoni a terra sono state le più violente dall’inizio del conflitto. Si tratta di un numero di vittime enorme, che peraltro non è nemmeno il più alto nelle statistiche fredde di questi cinquantasette giorni: il 24 ottobre, poco prima dell’inizio dell’invasione di terra mentre i carri armati e i soldati si preparavano a entrare, i morti furono 756 in un solo giorno.

Il sistema dei microlotti numerati, vale a dire la suddivisione della Striscia di Gaza in 2.300 piccoli settori annunciata venerdì che secondo l’Idf avrebbe dovuto aiutare i civili a capire quando scappare dalle case prima di un bombardamento, non funziona. I palestinesi dovrebbero leggere i messaggi che avvisano quali microlotti saranno colpiti e muoversi, ma finiscono sotto le bombe. Se si trattava di un sistema studiato per rispondere alla richiesta fatta dall’Amministrazione Biden al governo Netanyahu – limitare il numero delle vittime civili palestinesi nei bombardamenti – non regge alla prova caotica della realtà.

Dalla fine del cessate il fuoco e dall’interruzione dei negoziati sono cominciati raid aerei massicci. In parte perché come ha detto il primo ministro Netanyahu l’offensiva israeliana dentro Gaza è una parte dei negoziati, nel senso che deve essere presa in considerazione da Hamas quando prende le sue decisioni sul continuare oppure no le trattative e a quali condizioni. In parte perché l’invasione punta a Sud, in direzione della città di Khan Yunis, la seconda per dimensioni nella Striscia dopo Gaza City, che include anche un campo profughi, e quindi necessita di più raid aerei.

Il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, ha detto che le operazioni israeliane adesso sono in corso «in tutta la Striscia». Ieri i carri armati sono stati avvistati sulla strada Salah ad Deen, poco a Nord-est della periferia, nella Qarara – vale a dire alle porte di Khan Yunis. Un contingente militare israeliano è sceso da Gaza City e un altro è entrato da Est, dalla barriera di contenimento all’altezza di Kissufim, facendo in senso inverso il percorso fatto da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre ai kibbutz del Negev. Il gruppo palestinese sostiene di essere riuscito a intrappolare otto soldati dentro un campo minato e di averli finiti a colpi di mortaio, ma per ora non ci sono riscontri da parte dell’esercito israeliano, che ogni giorno annuncia i nomi dei soldati caduti durante questa campagna. Per ora sono settantadue.

Khan Yunis è una delle zone che anche in tempi normali ha una densità di abitanti tra le più alte della Striscia e da tre settimane la popolazione è raddoppiata, è arrivata dalle parti del mezzo milione. Avere dei numeri precisi è impossibile perché l’Idf ha chiesto alla popolazione del Nord di spostarsi a Sud e molti hanno cercato rifugio proprio in città. Sono le vie strette dove Hamas è nata negli anni Ottanta e dove sono cresciuti i due capi che in questi giorni contano di più, Yahia Sinwar e Mohammed Deif. Alcuni ex ostaggi israeliani raccontano di essere stati tenuti proprio in un tunnel sotto Khan Yunis e che sarebbero stati visitati da Sinwar, che nell’ebraico impeccabile imparato nei suoi ventidue anni di carcere avrebbe chiesto loro informazioni e si sarebbe congedato così: «Non preoccupatevi, siete nel posto più sicuro al mondo».

I soldati israeliani nelle precedenti operazioni non si erano mai spinti così in profondità dentro Gaza – del resto l’obiettivo finale annunciato da Israele è prendere il controllo completo, seppure temporaneo, di tutto il territorio, quindi anche del Sud. Ma nel settore Nord ci sono ancora ampie parti di Gaza City nelle mani di Hamas, soprattutto a al Shujaye, il campo profughi di Jabalia e la zona di al Shati dove ieri è stato ucciso Haithman Khuwajahri uno dei comandanti degli attentati del 7 ottobre. Jabalia è stato una delle prime settori della Striscia a vedere i carri israeliani ma è ancora considerato zona da conquistare e continua a essere colpito da bombardamenti.

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