Gli “Amici della Normale” di Pisa contestano il senato della loro ex scuola sullo stop ai rapporti scientifici con gli atenei d’Israele

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«Il bando di collaborazione scientifica Italia-Israele va riconsiderato». «Sbagliato: scienza, arte e cultura devono unire». Polemiche e discussioni alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove una formale richiesta del senato accademico al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci) ha incontrato le critiche dell’Associazione degli amici della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Presieduta dall’economista Salvatore Rossi, che ha rilevato due anni fa l’incarico dall’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l’associazione rappresenta un prestigioso e significativo tramite fra la Normale e il mondo economico e imprenditoriale.

Ad accendere il dibattito è stata la mozione approvata lo scorso 26 marzo dal senato accademico. Ispirandosi all’articolo 11 della Costituzione e al “ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” e “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, la Normale ha chiesto al Maeci di “riconsiderare” il bando scientifico 2024, emesso lo scorso 21 novembre in attuazione dell’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica fra Italia e Israele.

Della mozione si è dibattuto poi tra gli Amici della Normale. «I numerosi membri dell’associazione intervenuti — si legge in una nota dell’associazione — hanno tutti espresso il loro sconcerto e molti la loro contrarietà alla richiesta di riconsiderazione del bando, ritenendo che istituzioni universitarie come la Normale debbano piuttosto, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccuparsi di valorizzare sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale».

Il sodalizio ha chiesto al direttore della Scuola di rendere note queste considerazioni al senato accademico. Non mancano, tuttavia, i pareri di segno opposto anche all’interno dell’associazione stessa. Fra questi, quello dell’assessora regionale Alessandra Nardini, che ha spiegato di avere massimo rispetto delle scelte del senato accademico («E non penso rientri nei compiti dell’associazione esprimersi su queste») e di condividere il testo della mozione approvata il 26 marzo, a partire dall’impegno a essere cauti nella stipula di collaborazioni che «possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile».

Il direttore della Normale Luigi Ambrosio

Il direttore della Normale, Luigi Ambrosio, ha replicato all’associazione chiarendo il significato della mozione, lontano dal «muro contro muro». «Ho molto rispetto per la posizione espressa dall’Associazione degli amici della Scuola Normale — dice Ambrosio — così come devo averne per la mozione votata a maggioranza dall’organo collegiale che presiedo. Nulla in tale mozione fa riferimento a un boicottaggio. Una mozione in tal senso, pur presentata dai rappresentanti degli allievi, è stata poi ritirata dopo che era emersa la netta contrarietà di tutte le altre componenti del Senato».

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