Haaretz: “Intesa tra Hamas e Israele sul cessate il fuoco”. Spari sulla folla agli aiuti umanitari, Hamas accusa l’Idf: “20 morti a Gaza City”

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GERUSALEMME — Senza un piano definito per il dopoguerra e con l’esercito di nuovo accusato di aver sparato sui civili nella Striscia di Gaza uccidendone venti, Israele si avvicina all’intesa con Hamas per la tregua e per il rilascio di tutti i 136 ostaggi ancora nelle mani dei miliziani. «Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo sui principi base per un cessate il fuoco di 35 giorni — scrive il quotidiano Haaretz, che cita una fonte a conoscenza del dossier — per il rilascio di tutti gli ostaggi e per la liberazione di un numero non precisato di prigionieri palestinesi». Anche altri giornali israeliani accennano al passo in avanti del negoziato, pur con meno particolari. E nei prossimi giorni ci sarà anche il capo della Cia William Burns, inviato sul campo da Biden, a finalizzare la trattativa insieme con i mediatori del Qatar e dell’Egitto.

Bibi Netanyahu, per ora, non ha rilasciato dichiarazioni sulla possibile intesa. Ieri sera ha ascoltato dal nostro ministro degli Esteri la proposta che l’Italia, ma più in generale l’Unione Europea, gli mette sul tavolo per uscire dall’isolamento internazionale cui si sta auto-relegando.

La proposta, che è anche una esplicita richiesta, si basa su due punti. Il primo: accettare la soluzione dei «due stati, due popoli» come segno di apertura verso il popolo palestinese, rinunciando così alla politica dell’intransigenza e dei “no” che sta creando problemi anche ai governi più amici. Uno Stato palestinese che nasca «senza fughe in avanti e con il consenso di Israele». Il secondo punto al centro del colloquio tenutosi a Gerusalemme e durato 35 minuti riguarda il day after. Tajani ha detto a Netanyahu di prendere seriamente in considerazione l’ipotesi, dopo il cessate il fuoco, di far entrare nella Striscia una «missione Onu a guida araba». L’Italia, ha assicurato, è disposta a fare la propria parte nella missione.

La reazione del premier israeliano è stata fredda. Del resto è ciò che da settimane gli chiede di fare anche Joe Biden, ma neppure il principale alleato finora è stato ascoltato. «La nostra priorità assoluta è smantellare la capacità militare di Hamas a Gaza, per arrivare a una smilitarizzazione di tutta la Striscia in modo che non sia più minaccia per il popolo israeliano», è stata la gelida replica di Bibi. Tajani si è anche fatto ambasciatore del messaggio («dite agli israeliani di calibrare le loro operazioni militari nel Sud del nostro Paese») che mercoledì, nella visita istituzionale a Beirut, ha raccolto dal premier libanese Mikati e del capo delle forze armate Aoun. «In Libano non vogliamo aprire un secondo fronte, vogliamo frenare gli attacchi di Hezbollah», ha risposto Netanyahu. Che poi ha ringraziato Tajani per aver definito «inconsistente» l’accusa di genocidio.

Diario da Gaza – Distrutti i registri della Striscia, Israele ci ha ridotti a un popolo senza identità

Se ne discute oggi all’Aja. È atteso il primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia sulla causa intentata dalla Repubblica del Sudafrica. La Corte non si esprimerà sul merito, ma potrebbe ritenere che esistano elementi per disporre un approfondimento di indagine. Può anche votare per un immediato cessate il fuoco, misura che comunque non è vincolante e va sottoposta al voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Hamas ha fatto sapere che rispetterà l’eventuale richiesta di tregua «solo le farà anche Israele». Netanyahu si aspetta che la Corte «respinga le false accuse». E tuttavia, quel che sta accadendo nella Striscia non gli è d’aiuto.

Gaza, quelle raffiche per fermare i civili che si avvicinavano al checkpoint

Ieri è stata l’ennesima giornata di critiche allo Stato ebraico per la strage durante una distribuzione di aiuti umanitari a Gaza City. La denuncia è del ministero della Salute, controllato da Hamas. Sostiene che alla rotonda Kuwait, nel quartiere al Zaitoun dove non si combatte da giorni, le truppe israeliane abbiano aperto il fuoco sulla folla che si accalcava per prendere viveri, coperte e bancali di legno. In Rete sono circolati filmati che documentano il caos dopo le prime raffiche. Giornalisti locali hanno raccolto testimonianze che vanno tutte nella direzione della responsabilità dei soldati. «Hanno fatto un altro massacro, venti civili uccisi, più di 150 i feriti portati negli ospedali di Al Shifa e Al Ahli», riferisce Ashraf al Qadra, portavoce del ministero. «Stiamo verificando», si legge in una nota dell’Idf (Israel defence forces): non è la prima volta che è chiamato a rispondere della condotta in guerra dei suoi militari.

Critiche dure anche degli Stati Uniti, che allo stesso tempo non rinunciano alla speranza di una tregua. Nei prossimi giorni ci proverà il capo della Cia William Burns, inviato sul campo da Biden per aiutare la trattativa che ieri pare avere fatto un passo in avanti importante. «Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo sui principi base per un cessate il fuoco di 35 giorni — scrive il quotidiano Haaretz, che cita fonti a conoscenza del dossier — il rilascio di tutti gli ostaggi e la liberazione di un numero non precisato di prigionieri palestinesi».

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