Harry vince la causa contro il Mirror: i tabloid hackerarono il suo cellulare

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LONDRA – “Mi hanno detto che a uccidere un dragone ci si brucia, ma è un prezzo che vale la pena di pagare per la vittoria di oggi”. Sembrano le parole di un cavaliere in una favola d’altri tempi, ma è il commento di un principe della nostra epoca nella sua guerra contro le intrusioni dei tabloid. Stamane l’Alta Corte di Londra ha dato infatti ragione a Harry al termine di un processo durato mesi, con una sentenza in cui afferma che i giornali del Mirror Group hanno hackerato almeno quindici volte il suo telefonino per ottenere illegalmente informazioni.

La sentenza

Il tribunale ha condannato il Mirror, che pubblica due quotidiani popolari e un domenicale, il Daily Mirror, People e il Sunday Mirror, a pagare 140mila sterline di danni, pari a circa 160mila euro. Non sono i soldi, tuttavia, la ricompensa che cercava il duca del Sussex, bensì la dimostrazione di come la stampa inglese abbia perseguitato lui, la sua famiglia e altri noti personaggi della vita pubblica. “Ci scusiamo senza riserve per avvenimenti che hanno avuto luogo molti anni fa”, è la reazione del gruppo editoriale, “per i quali abbiamo accettato piena responsabilità e pagato gli indennizzi appropriati”. Secondo le indiscrezioni, il Mirror ha già speso 100 milioni di sterline per risarcire le vittime delle sue illecite invasioni della privacy. Ma la sentenza di stamane potrebbe spingere altri a fare causa e costringerlo a ulteriori compensazioni.

La soddisfazione di Harry

Pur accettando poco meno di metà dei casi citati dagli avvocati di Harry, per l’esattezza 15 su 33 episodi di intercettazioni illegali, l’Alta Corte ha stabilito che il Mirror Group faceva uso “ampio e abituale” dell’hackeraggio dei telefonini del principe. “È un verdetto che mi vendica”, commenta il principe in un comunicato diffuso dai suoi legali: una vendetta non soltanto personale, sebbene Harry non lo dica apertamente, ma anche per gli attacchi, le insinuazioni e i gossip che hanno perseguitato sua moglie Meghan, spingendo la coppia a decidere di trasferirsi in California e a compiere una clamorosa rottura con la famiglia reale, da cui non si erano sentiti abbastanza protetti. E forse pure una tardiva vendetta per l’assedio mediatico a cui fu sottoposta sua madre, la principessa Diana, inseguita dai paparazzi fin sotto al ponte dell’incidente in cui perse la vita.

“Per tutta la vita, i giornali mi hanno sottoposto a intrusioni e odio”, aveva detto l’estate scorsa Harry deponendo al processo di Londra, primo membro della royal family a testimoniare in una corte di giustizia. Fra le sue accuse al Mirror c’era quella di avere contribuito alla rottura con Chelsy Davy, la ragazza con cui ebbe una lunga relazione prima di incontrare Meghan. “Esagerazioni”, le ha definite durante le udienze l’avvocato difensore del tabloid, sostenendo che non c’erano prove di atti illeciti. Ma la corte ha ritenuto che le prove ci fossero. “Questo procedimento”, ha dichiarato Harry dopo la sentenza, “non riguarda soltanto l’hackeraggio, bensì un sistematico modo di agire illegale e sconvolgente, seguito da insabbiamenti e distruzione delle prove. È una vittoria che riafferma l’importanza di fare ciò che è necessario per avere una stampa libera e onesta”.

Le altre cause

La sentenza afferma inoltre che l’amministratore delegato del Mirror al tempo dei fatti, Sly Bailey, e il direttore degli affari legali del gruppo, Paul Vickers, erano a conoscenza delle intercettazioni illecite utilizzate dai loro giornalisti per ottenere informazioni da sbattere in prima pagina come scoop in grado di fare alzare la tiratura. E il giudice ha anche riconosciuto come valida la testimonianza secondo cui l’allora direttore del Daily Mirror, Piers Morgan, uno dei più celebri giornalisti inglesi, sapesse almeno di un caso di hackeraggio, nei confronti della pop star Kylie Minogue. Harry ha cause ancora in corso contro altri tabloid, fra cui il Daily Mail, che continua ad attaccarlo quotidianamente. La sua guerra contro la stampa popolare inglese non è finita, ma intanto il principe ha “ucciso un dragone”, secondo l’immagine da lui stesso evocata, vincendo una prima, importante battaglia.

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