“Ho sbagliato il Padre Nostro, ha detto che avevo il diavolo in me”. Picchia e stupra e la compagna: a processo Valerio Cirillo, ex candidato FI

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Un matrimonio in vista, un bambino in arrivo e le violenze. Fisiche, psicologiche e sessuali. Lui, Valerio Cirillo, ex candidato di Forza Italia nel 14esimo municipio che diceva di lavorare per la Lega nel 2021, è ora a processo con l’accusa di maltrattamenti, stupro e stalking. La vittima, S., invece, è in una struttura protetta e da lì ieri ha deposto in videocollegamento contro l’ex compagno confermando quanto aveva denunciato.

Dopo un primo periodo di frequentazione, durante il quale Cirillo si trasferisce a casa di lei, iniziano i problemi. Discussioni dettate dalla gelosia del 35enne, che terminano con particolari allarmanti.

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Come quando, durante una discussione, Cirillo la obbliga «a recitare la preghiera del Padre Nostro ed io preoccupata ed in preda all’agitazione ho sbagliato qualche frase», denuncia la ventinovenne. «Vedendomi sbagliare il Padre Nostro ha cominciato a dirmi che avevo il diavolo in me», prosegue ricordando di quando è stata colpita con una stufetta.

Cirillo doveva controllarla, anche quando le faceva un dono: «i suoi regali erano di fatto la sostituzione del mio guardaroba, abbigliamento intimo e vestiti, che lui aveva deciso di cambiare perché già usati da me con altri uomini».

E poi le privazioni: «ha messo entrambi i miei due telefoni nel forno a microonde», prosegue il racconto. La relazione continua e nonostante la ragazza sia rimasta incinta sono continuale le aggressioni. È un crescendo di violenza e manipolazione: «Una mattina eravamo in auto ed abbiamo fatto un incidente con un camion dell’Ama. (…) Ad oggi sospetto che abbia premeditato l’incidente e sia partito di proposito al momento che ha visto venire il camion in retromarcia», ha detto S. ai poliziotti denunciando l’aborto causato anche dalle aggressioni subite.

La ragazza viene operata e le viene consigliato di non avere rapporti sessuali, ma lui li pretende. «È stata una cosa sgradevole dolorosa e ho pianto per tutto il tempo, tanto che ad un certo punto Valerio mi ha detto che gli stavo facendo passare la voglia», riferisce la vittima.

Infine, al termine dell’ennesima lite avvenuta in strada e corredata da calci e pugni, «è sopraggiunta sua madre che era stata chiamata da lui. Insieme mi hanno costretto a salire in auto e mi hanno portato contro la mia volontà a casa dei suoi genitori. Mi hanno chiusa in casa… la mattina seguente sua madre, con tutt’altro tono rispetto la sera precedente ha cercato di calmarmi e mi ha voluto truccare per andare a lavoro».

Quel fondotinta è servito a coprire lividi e violenze, almeno fin quando S., che ora è difesa dall’avvocata Licia D’Amico, non ha denunciato e Cirillo è finito sul banco degli imputati. Non i suoi genitori, che adesso dicono: «Mio figlio è stupido».

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