Hollywood, al via lo sciopero di autori e sceneggiatori. A rischio show storici come “SNL”

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New York – Quindici anni di tregua sono scaduti lunedì a mezzanotte. E Hollywood ha già registrato gli effetti dello sciopero di autori e sceneggiatori: decine di produzioni bloccate. A rischio oscuramento show cult della tv americana come il “Saturday Night Live”, il “Tonight Show” con Jimmy Fallon e il “The Late Show” di Stephen Colbert e il “Jimmy Kimmel Live”. Il “Saturday Night” probabilmente non andrà in onda sabato. La Nbc riporporrà una puntata precedente. A Manhattan, New York, davanti al palazzo della NbcUniversal, che produce la piattaforma streaming Peacock, manifestanti hanno esposto carteli con scritto “no contracts, no content!”. Senza contratti, niente contenuti.

I reality non coperti dal sindacato americano e le produzioni straniere verranno trasmesse a ripetizione per coprire i vuoti improvvisi dei palinsesti. Ma l’impatto sulla produzione cinematografica e televisiva sarà enorme, perché anche poche settimane di stop finiranno per ricadere su tutta la programmazione. Conseguenze anche per tutte le attività dell’indosso, come le manovalanze e le attività locali legali alle produzioni, dagli autisti ai servizi di lavanderie, da carpentieri agli idraulici. Quando gli autori scioperarono l’ultima volta, tra il 2007 e il 2008, l’economia di Los Angeles registrò una perdita economica di 2,1 miliardi di dollari. I sindacati che rappresentano gli scrittori hanno ricordato poche ore prima che scadesse il contratto collettivo, che avevano “votato all’unanimità per proclamare sciopero”. Le agitazioni sono cominciate nel pomeriggio. Le rappresentanze dei produttori e degli studi, riunti sotto la sigla Alliance of Motion Picture and Television Producers, hanno risposto, sostenendo di aver offerto “generosi incrementi dei compensi”.

Il sindacato ha ribadito di essere pronto a sedere a un tavolo per riprendere i negoziati. Gli autori non sono d’accordo, e ritengono che la posizione degli Studios riveli la volontà di “svalutare la professione della scrittura”. In gioco ci sono le rivendicazioni di 11.500 autori nei confronti delle case cinematografiche, tra cui Universal e Paramount, ma anche i giganti dello streaming come Amazon, Apple e Netflix. Negli ultimi cinque anni le produzioni sono cresciute in modo verticale, gli autori sono molto richiesti, ma i loro compensi sono rimasti fermi. Tra le rivendicazioni c’è l’aumento della paga minima. In un mondo in cui gli attori hanno ingaggi stellari, il ruolo di Cenerentola degli stipendi non viene più accettato da chi scrive i testi. In più negli ultimi tempi le compagnie di streaming finiscono di pagare gli autori non a lavoro ultimato, ma quando la serie va in onda, fenomeno che spesso porta i compensi a slittare di mesi, se non di un anno. 

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