“I traditori muoiono”: il sito italiano filorusso che ha dato lo scoop sul disertore ucciso in Spagna

Pubblicità
Pubblicità

Un vero scoop, che ha fatto il giro del mondo ma nessuno ha voluto firmare. È stato un giornale online italiano a rivelare che lo straniero ucciso il 13 febbraio alle porte di Alicante era in realtà Maxim Kuzminov, il pilota russo che aveva disertato in Ucraina con il suo elicottero. Un colpo straordinario de Il Corrispondente, testata ignota ai più che però ha battuto tutti i quotidiani spagnoli pubblicando il vero nome della vittima alle nove di lunedì mattina. Sei ore più tardi proprio la Tass lo ha citato e rilanciato la notizia in ogni continente.

In apparenza può sorprendere il titolo con cui il giornale digitale ha presentato l’esclusiva: “I traditori non vivono a lungo”. Come se fosse l’annuncio di una giusta sentenza nei confronti di un criminale e non l’assassinio di un uomo che aveva pubblicamente denunciato la guerra putiniana. Ma la linea de Il Corrispondente ricalca sempre la visione dei propagandisti del Cremlino. Sull’edizione odierna campeggia l’articolo “Così Meloni ci porta nel baratro”, che parla di un accordo sulla sicurezza tra Roma e Kiev: “Giorgia Meloni confermerebbe in questo modo la sua svolta atlantista e il suo patto di sangue con Washington e Bruxelles”. E aggiunge che le scelte della premier “rischiano di portarci a una guerra totale con la Federazione Russa con un’escalation nucleare sempre più probabile”. Toni simili nei confronti del presidente del Senato Ignazio La Russa e del ministro della Difesa Guido Crosetto, definito “oligarca e lobbista della armi nonché portavoce ufficioso degli interessi della Nato”.

L’intreccio mafia-spie russe, un cocktail mortale in Spagna per il disertore Kuzminov

Insomma, è fin troppo chiaro come la pensano mentre il lessico ogni tanto traballa e fa ipotizzare traduzioni automatiche da altre lingue. I cattivi pensieri sulla possibilità che dietro a Il Corrispondente si nasconda la macchina della disinformazione russa crescono quando si appura che l’indirizzo indicato è quello di una boutique di Piazza di Spagna e il codice fiscale risulta inesistente. Siamo davanti a un’operazione di influenza di Mosca contro il governo italiano, condotta in rete dal 23 marzo dello scorso anno senza incontrare ostacoli?

Il fatto che primi al mondo abbiano saputo che l’uomo ucciso in Spagna era Kuzminov, il disertore che i servizi segreti russi avevano promesso di «rintracciare ed eliminare», aumenta i sospetti. Lo scoop citava “fonti della Guardia Civil”. Impossibile saperne di più: il giornale è interamente anonimo. Nell’editoriale però si sottolinea: “tutto ciò che leggete su questo sito è stato scritto da cittadini italiani come voi”. L’unica traccia per capire chi sono è stata individuata dall’esperto web Alex Orlowski e porta ad Amedeo Avondet. Il ventiquattrenne torinese mostra una forte passione politica: a 19 anni è stato tra i fondatori di Giovani Patrioti, legato al coordinamento piemontese di Fratelli d’Italia.

Ha collaborato con l’europarlamentare Pietro Fiocchi e ha contribuito ad aprire in Piemonte «una specie di ambasciate di Donetsk e Lugansk», assieme al dirigente Fabrizio Comba e l’assessore regionale Maurizio Marrone. «Ho effettivamente lavorato per FdI – conferma a Repubblica -, poi sono stato espulso perché non ho appoggiato un candidato di Guido Crosetto. Il partito ha assunto una linea filo europea ed atlantista, al contrario mi ritengo un sovranista classico: multipolare ed euroscettico».

Dopo avere organizzato una manifestazione di piazza in appoggio all’invasione dell’Ucraina, Avondet nel maggio 2022 è stato ospite di diversi talk show. Lì ha sostenuto che all’Italia «servirebbe un uomo come Putin» e anticipato il desiderio di creare un partito sul modello di Russia Unita. Deluso «dall’incoerenza di Meloni che ha cambiato idea su tutto», eccolo varare Italia Unita, che resta in contatto – come evidenzia spesso – con i «fratelli maggiori» di Mosca e «propugna una rivoluzione tricolore contro il colonialismo americano».

Ucciso in Spagna il pilota russo che disertò in Ucraina. Mosca: “Un traditore criminale”

Lo scorso gennaio è stato invitato nella capitale russa e ha incontrato il vicepresidente della Duma ma precisa a Repubblica: «Italia Unita non ha mai ricevuto alcun sostegno materiale o finanziario da istituzioni o cittadini russi». Tra i riferimenti social, Alessandro Orsini, Diego Fusaro, Francesca Totolo e il generale Vannacci. Da noi lo seguono in pochi. Quattro volte però i suoi eventi hanno avuto l’attenzione della Tass, che ha pure pubblicizzato la sua petizione per aprire un’inchiesta sui «crimini di guerra ucraini», ed è stato intervistato dalla Pravda. Sabato dal palco di un comizio in piazza Cordusio di Milano ha dichiarato che «Navalny non era un eroe ma un bastardo».

Contattato da Repubblica, Avondet spiega: «Non sono né il direttore né l’autore del sito né ho una posizione ufficiale all’interno della redazione de Il Corrispondente. Purtroppo non è vero che è stato creato ad hoc per promuovermi: non hanno mai parlato di me o di Italia Unita. Per loro ho solo scritto articoli tecnici». Si tratta di analisi sul conflitto ucraino «dato che l’ho seguito come corrispondente dal fronte della brigata Lupo delle forze speciali russe». Non sarebbero un’eccezione: ha pubblicato come free lance testi su il Giornale, su Cultura e Identità e su Nazione Futura «di proprietà – ci tiene a sottolineare – di Francesco Giubilei, che attualmente ricopre l’incarico di consigliere speciale del ministro Sangiuliano».

Difende la scelta de Il Corrispondente di non mettere firme e non dare indirizzi: «Non so come abbiano fatto ad avere la notizia del pilota ucciso ma solo l’anonimato tutela la loro fonte. Io sono già andato al fronte, non ho paura di rischiare la vita per le mie idee: gli ucraini mi vogliono morto, probabilmente il fatto che sia stato coinvolto in questa storia salverà almeno la pelle a qualche innocente». E, fedele alla linea, ritiene che “se Julian Assange avesse scritto in forma anonima per Il Corrispondente, probabilmente ora sarebbe libero, a casa con la sua famiglia. E’ ancora in carcere per avere detto la verità”.

Il suo allineamento con le posizioni del Cremlino è totale: «Su Navalny ho informazioni verificate e ancora inedite su di lui. Spero di svelare la verità presto. Quanto a Kuzminov: ha ucciso due commilitoni, la legge italiana lo condannerebbe all’ergastolo ma fino a pochi decenni fa anche da noi era prevista la pena di morte. È un traditore e un bastardo, merita la fine che ha fatto. E come dice l’articolo che ha scatenato questa storia “I traditori non vivono a lungo”».

Nei discorsi di Avondet c’è lo specchio di un’ideologia trasversale che ammira i metodi inesorabili di Putin, senza se e senza ma. E nei suoi interventi come negli articoli de Il Corrispondente c’è una rappresentazione capovolta della realtà: in Russia esiste la libertà mentre in Europa “siamo rinchiusi in una gabbia di menzogne”: “Il nostro lavoro – proclama la testata del mistero – è spezzare queste sbarre, lasciandovi liberi di pensare, il tutto grazie alla nostra arma più forte: l’Anonimato”. E conclude con una frase latina: in tenebris lucem servimus. È una maldestra traduzione del motto che ha ispirato il popolare videogame Assassin’s Creed: “Nulla è reale, tutto è lecito. Agiamo nell’ombra per servire la luce. Siamo Assassini”.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *