Identikit degli incidentati in montagna: 50-60enni, sulle vette solo d’estate, attrezzati poco, preparati male

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“Il numero degli incidenti in montagna è aumentato rispetto agli anni scorsi perché dopo il Covid è aumentata l’affluenza, sia in inverno che in estate: le persone hanno riscoperto il piacere di fare attività all’aria aperta, ma non tutti affrontano la montagna con la giusta preparazione”.

Pino Giostra, 46 anni, cuneese, è un consigliere nazionale del Soccorso alpino e speleologico. In 23 anni di attività ha salvato centinaia di persone, e dal suo particolare punto di vista analizza le diverse ragioni che si nascondono dietro al boom di incidenti e di vittime in tutta Italia. I dati parziali, relativi all’anno in corso, registrano 258 morti, 3.723 feriti per un totale di 6.382 persone soccorse, su scala nazionale. Un trend in crescita rispetto al 2022, che si è chiuso con 504 vittime (più 13,5 sul 2021), 5.823 feriti e 10.125 persone soccorse.

Perché la montagna sembra sempre più pericolosa? Il ventaglio delle motivazioni è ampio. “Interagisce un numero notevole di variabili”, spiega Giostra, “certamente ci sono persone che affrontano la montagna in maniera inadeguata, poi ci sono i casi specifici come i crolli del ghiacciaio della Marmolada legato al surriscaldamento climatico, ma in questo caso sono gli scienziati a doversi pronunciare”.

A livello generale l’incidente più comune nel quale incappa il numero più alto di escursionisti, dalla Lombardia al Piemonte, fino al Friuli Venezia Giulia, è la caduta a fronte di una scivolata (4.648 casi nel 2022) su terreni scoscesi, mentre si percorrono ferrate, sentieri complicati: è la principale causa di incidente in montagna, che ha reso necessari più della metà degli interventi del Soccorso alpino nel 2022 ( 8.231 interventi).

L’ultima tragedia si è consumata domenica scorsa. La vittima, un uomo italiano di 65 anni, stava percorrendo insieme alla moglie, 63 anni, un sentiero di montagna, a Menaggio, sopra al lago di Como, in Lombardia. La via è ripida, la coppia ha perso l’equilibrio ed è scivolata nel dirupo lungo il sentiero che lambisce il torrente Sanagra: sono volati 10 metri più in basso. Lui è caduto nel torrente, è morto sul colpo. Lei è finita contro un albero lungo la scarpata, ma si è salvata. L’uomo è stato raggiunto sul posto dai medici del 118, che hanno provato a rianimarlo, ma non c’è stato nulla da fare.

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L’età della coppia rientra nelle statistiche dei soccorsi più ricorrenti, che riguardano, nella percentuale più alta in assoluto, gli individui di età compresa tra i 50 e i 60 anni, con 1500 persone soccorse l’anno scorso, contro i 1.100 individui di età compresa tra i 20 e i 30 anni.

L’identikit dell’escursionista in difficoltà che si ricava dai dati elaborati dal Soccorso alpino per il 2022 corrisponde dunque a un uomo italiano (8.571 italiani soccorsi, 1.554 stranieri) di mezza età che frequenta la montagna in estate. Infatti luglio e agosto sono i mesi nei quali viene portato a termine il numero maggiore di soccorsi, che oscilla tra i 1.500 e i 1.600.

“Siamo ben contenti che la gente abbia riscoperto le proprie vallate”, ragiona Giostra, “chiediamo soltanto di preparare adeguatamente l’escursione. Bisogna documentarsi, conoscere il percorso, tararla in base alla propria preparazione fisica, con un’attrezzatura e soprattutto una calzatura idonea”.mNon certo avventurandosi a petto nudo sui ghiacciai, come hanno documentato le immagini scattate il mese scorso sul Plateau Rosa, al confine tra l’Italia e la Svizzera, con le temperature superiori ai 15 gradi.

“Andare sui ghiacciai con le scarpe da ginnastica, senza essere legati in cordata mette le persone in una situazione di pericolo”, insiste Giostra, “in questo modo anche una escursione facile può diventare pericolosa”.

Giostra in tanti anni di pronto intervento, ha stampati nelle mente i visi delle persone alle quali ha salvato la vita e che sarebbero potute morire per aver affrontato la montagna con troppa leggerezza. “Sono persone che hanno già vissuto un trauma”, ricorda Giostra, “e non è giusto elencare gli episodi che le riguardano”.

Non è il caso di Ermanno Salvaterra, 68 anni, il grande alpinista di Pinzolo morto sabato scorso sulle sue Dolomiti di Brenta, in Trentino, perché ha ceduto un appiglio. È l’imponderabile, che si mette in conto.

“Come anche per le valanghe, non ci sono parametri oggettivi”, prosegue Giostra, “si sa che c’è un rischio concreto da gestire”.

La maggior parte dei soccorsi riguarda gli escursionisti (5.083), ma possono aver bisogno di aiuto i lavoratori, chiamati a raggiungere le malghe a piedi (262 casi nel 2022), i cercatori di funghi, che impegnano non poco il soccorso alpino (424 soccorsi), a volte per le cadute altre per la perdita dell’orientamento, legato anche alla mutevolezza delle condizioni climatiche.

Così ha resistito tre giorni da disperso sui monti del Parco nazionale della Valgrande, nel Verbano, Carlo Vincenzo D’Orta, 53 anni, milanese, scomparso il giorno di Ferragosto e salvato tre giorni più tardi. Aveva perso il sentiero, è stato ritrovato anche grazie ai droni.

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Ma esiste uno strumento più agevole a disposizione di tutti e che può aumentare i livelli di sicurezza degli amanti della montagna.
“Esiste una applicazione gratuita creata dal Soccorso alpino e promossa dal Club alpino italiano e dal ministero del Turismo” rileva Giostra, “si chiama ‘Georesq’, permette di essere tracciati dalle centrali del Soccorso alpino e di poter chiedere aiuto semplicemente schiacciando un tasto sul cellulare”. Se poi il telefono si dovesse spegnere, l’App aiuta in ogni caso le ricerche perché geolocalizza l’utente, consentendo ai soccorritori di restringere il campo di ricerca, partendo dall’ultimo punto nel quale era stato geolocalizzato l’escursionista da salvare.

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