Il Fmi taglia le stime di crescita italiane, per il 2025 solo +0,7%

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MILANO – Dal Fondo monetario internazionale arriva un richiamo di realtà per quanto riguarda le previsioni di crescita dell’Italia, con la prospettiva di un rallentamento che si fa sempre più concreta.

Nell’aggiornamento delle stime sull’andamento dell’economia globale, Washington taglia fortemente il dato del Pil italiano nel 2025: il Fondo conferma infatti una crescita dello 0,7% per l’Italia nel 2024, ma rivede al ribasso quella del 2025 al +0,7%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. Come si parlano questi dati con il Def del governo? L’esecutivo Meloni, che ha rilasciato solo il quadro tendenziale di finanza pubblica, ha previsto una crescita dell’1,2% il prossimo anno.

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Con un +0,7% nel 2025 l’Italia è fanalino di coda del G7 in termini di crescita. Le stime del Fondo indicano infatti un +1,3% per la Germania, un +1,4% per la Francia, un +1,0% per il Giappone, un +1,5% per il Regno Unito, un +2,3% per il Canada e un +1,9% per gli Stati Uniti.

Per l’Italia, il Fondo stima poi un’inflazione all’1,7% nel 2024 destinata poi a tornare a salire al 2% nel 2025. Il dato del 2023 è del 5,9%. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, la stima è che salga al 7,8% nel 2024 dal 7,7% del 2023 per poi continuare ad aumentare e raggiungere l’8% nel 2025.

Cosa nasconde il silenzio

Lo scenario globale, inflazione in calo

A livello globale, il Fondo prevede una crescita del 3,2% nel 2024 e 2025, lo stesso ritmo già registrato lo scorso anno. La previsione per il 2024 è stata rivista al rialzo di un decimo rispetto all’aggiornamento di gennaio e di tre decimi rispetto alla previsione fatta a ottobre a Marrakech. Invariate invece le stime per il 2025. Si resta comunque sotto la media annua storica (2000-19) del 3,8%, un ritmo di crociera su cui pesano “il proseguimento di politiche monetarie restrittive e il progressivo ritiro delle misure di sostegno fiscale oltre che una bassa crescita della produttività sottostante”.

Appropriato tagliare i tassi

Proprio sull’andamento dell’inflazione (vista al 5,9% nel 2024 e al 4,5% nel 2025), il Fondo scrive che “laddove le aspettative di inflazione a breve termine e gli indicatori sottostanti dell’inflazione stanno chiaramente diminuendo verso l’obiettivo, ritardi nei tagli dei tassi nominali rischiano di causare in concreto un irrigidimento della politica monetaria, con un aumento dei tassi reali e, considerando i lunghi ritardi di trasmissione, debolezza economica ed esiti al di sotto del target. In quei casi, muovere gradualmente i tassi verso una posizione di politica più neutrale, continuando a segnalare impegno per la stabilità dei prezzi, è appropriato”.

Produttività, c’è bisogno di una scossa

Per la Cina, il fondo prevede un rallentamento dal 5,2% del 2023 al 4,6% nel 2024 e al 4,1% nel 2025 (stime invariate rispetto a gennaio) mentre sono state riviste al rialzo le proiezioni per la Russia al 3,2% nel 2024 dopo il 3,6% dello scorso anno e all’1,8% nel 2025. A gennaio le stime erano state rispettivamente del 2,6% e dell’1,1%.

Tra i richiami ai governi si trova anche il focus rinnovato sul consolidamento fiscale per ricreare spazio di manovra per poter far fronte a shock futuri e mettere un freno all’aumento del debito pubblico, definito come “appropriato” considerato che le principali banche centrali sono attese a un allentamento della politica monetaria quest’anno e le economie sono in una posizione migliore per assorbire gli effetti di una stretta fiscale.

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