“Il treno dello Zar”, una barriera di vagoni lunga trenta km nel Donetsk è l’enigma che tormenta gli analisti

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Un muro di vagoni ferroviari, lungo quasi trenta chilometri, che si estende dietro le retovie russe nel Donbass. Quasi duemilacento tra carrozze passeggeri e vetture merci con sopra container, allineati nella pianura a sud di Donetsk, la capitale della repubblica separatista. Lo hanno ribattezzato “Il treno dello Zar” e l’insolita realizzazione voluta da Mosca appare come un’enigma per gli analisti militari, che si stanno interrogando sulla sua funzione.

A rivelarne l’esistenza è il canale di Kiev Deep State, rilanciato dall’Institute for the Study of War: ci sono immagini satellitari – scansioni radar quindi non di facile interpretazione – che evidenziano le masse metalliche su tutti i binari che vanno dalla stazione di Olenivka a quella di Volnovakha. Deep State – fonte con una buona attendibilità – sostiene che la preparazione della “grande muraglia russa” è cominciata nel luglio 2023 utilizzando soprattutto motrici e vagoni sottratti dagli invasori nei territori ucraini occupati.In pratica è una barriera di ferro, che offre riparo contro i tiri dell’artiglieria e in particolare le micidiali granate cluster cedute in quantità a giugno dagli americani. Inoltre può anche servire come un vero e proprio castello, trasformando carrozze e container nelle postazioni della fanteria.

Effetto scudo

Uno scudo particolarmente utile, perché il territorio lì non presenta colline, fiumi o altri ostacoli naturali.La scorsa estate la zona di questi binari era considerata un punto critico della linea difensiva di Mosca. Più volte infatti si è ipotizzato che le forze di Kiev potessero tentare una seconda manovra d’attacco, oltre a quella lanciata più a sud, per sfondare le fortificazioni e puntare su Mariupol, che dista solo 65 chilometri da Volnovakha. Un’eventualità che preoccupava molto i generali russi, perché avrebbe diviso il Donbass dalla regione del mar d’Azov, mettendo in crisi tutta l’organizzazione dei rifornimenti. Invece la controffensiva ucraina si è focalizzata molto più a ovest e dopo poche settimane si è arenata davanti ai campi minati e ai bunker della “Linea Surovikin”: l’avanzata è proseguita per pochi chilometri.

Dall’autunno la situazione si è capovolta e adesso è il Cremlino ad avere l’iniziativa su tutto il fronte. E il blocco alle forniture belliche statunitensi, causato dall’opposizione parlamentare dei repubblicani, ha lasciato i cannoni di Kiev senza munizioni, permettendo ai russi di scagliare assalti in diversi punti. Adesso il “Treno dello Zar” si trova dietro le retrovie di una delle zone più calde, quella di Vuhledar: da giorni la pressione delle brigate di Mosca è aumentata e vengono segnalate irruzioni in più punti. Pure in questo caso, però, la “Muraglia ferroviaria” potrebbe avere la sua utilità, fungendo da caserma per il riposo dei soldati impegnati nella battaglia – la temperatura non supera mai i due gradi – o da magazzino per merci e proiettili: è in sosta fuori dal raggio d’azione degli obici ucraini.

I treni come arma

Dall’inizio del conflitto, i russi hanno dimostrato un impiego fantasioso dei convogli ferroviari: hanno recuperato persino due storici treni blindati, pieni di mitragliere e cannoncini, per pattugliare i binari tra Melitopol e Mariupol contro i sabotaggi dei partigiani ucraini. E di sicuro la guerra ha dimostrato il ruolo fondamentale del trasporto su ferro, senza il quale sarebbe impossibile rifornire armate che divorano ogni giorno centinaia di tonnellate di munizioni: un’altra lezione del passato, che molti eserciti avevano dimenticato.

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