In Francia la deputata drogata da un collega è ora la paladina delle donne vittime di “sottomissione chimica”

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PARIGI – È tornata in parlamento dopo un mese di assenza. “Sono provata, ho ancora momenti di panico e vuoti di memoria”, racconta Sandrine Josso, 48 anni. A novembre, la deputata del partito centrista del Modem è stata drogata a sua insaputa dal senatore Joël Guerriau. Il collega l’aveva invitata a casa dopo una giornata di lavoro. Una normale serata tra amici, pensava lei, fino a quando non ha cominciato a sentirsi male, con vertigini, allucinazioni e una forte tachicardia. Nel bicchiere di champagne, si è scoperto dopo, il senatore aveva messo dell’ecstasy. “Ho pensato di morire”, ricorda Josso, che è riuscita a scappare, andando in ospedale dove le analisi hanno confermato il tentativo di “sottomissione chimica”.

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Il caso Bigorgne

È questo il flagello contro cui la deputata vuole ora lottare. Un fenomeno ormai diffuso, non solo in Francia, che coinvolge ragazze nei bar e nelle discoteche ma può arrivare fino alle alte sfere della società. Nel febbraio 2022 il potente direttore del think tank Institut Montaigne, Laurent Bigorgne, era stato fermato dopo aver mischiato tre pasticche di ecstasy nello champagne di una sua collaboratrice.

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“I medici mi hanno detto che hanno diversi casi ogni giorno”, racconta la deputata. Dopo il clamore suscitato dal suo caso – l’inchiesta è in corso, e intanto il senatore è stato sospeso dal suo partito – Josso ha ricevuto diversi messaggi di altre vittime. “Minorenni, anziani, molte donne, ma anche uomini, le cui mogli li drogano a cena per mantenere la pace a casa”, prosegue Josso che ha deciso di patrocinare l’associazione “M’endors pas: stop à la soumission chimique”, fondata da Caroline Darian, figlia di un uomo che per dieci anni ha drogato la moglie, facendola violentare a decine di sconosciuti. La deputata vuole usare la sua notorietà per sensibilizzare altre donne aggredite da uomini con sostanze chimiche. «Quello che accaduto a me può succedere a tante altre».

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Uno dei primi obiettivi è lanciare una missione parlamentare che possa fare una ricognizione del fenomeno, mobilitare esperti e allertare i medici in modo da avere rigidi protocolli di diagnosi. Spesso negli ospedali non vengono fatti i prelievi necessari sui casi sospetti e le vittime di aggressioni sessuali non sanno che per accertare il tentativo di “sottomissione chimica” nelle analisi c’è un tempo limitato, prima che le tracce nel sangue scompaiano.

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La punta dell’iceberg

Non vengono usate solo le cosiddette “droghe dello stupro” come Ghb o Mdma, ma anche alcuni potenti farmaci che si trovano in farmacia e sostanze illegali come l’ecstasy. La ministra per l’Uguaglianza tra donne e uomini, Bérangère Couillard, parla di 2.270 incidenti segnalati nel 2022, pur riconoscendo che si tratta di “cifre sono sottostimate”. A complicare le denunce ci sono le amnesie provocate nelle vittime sotto l’effetto delle droghe. “Le diverse centinaia di segnalazioni sospette ricevute ogni anno non tengono conto delle persone a cui non è stato diagnosticato il tentativo di sottomissione chimica” commenta Josso, che conclude: “Vediamo solo la punta dell’iceberg”.

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