India, lavoratori ancora intrappolati in un tunnel ad una settimana dal crollo

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È già passata una settimana: eppure i 41 lavoratori indiani rimasti intrappolati nel tunnel che stavano realizzando – una galleria di 4,5 chilometri nei monti dell Uttarakhand, nel nord del Paese – sono ancora lì: nel cantiere che stavano realizzando, parte di un grande progetto per la creazione di una strada destinata a collegare diversi luoghi di pellegrinaggio indù.

Sono tutti vivi: ma qualcuno comincia a star male. Ai soccorritori con i quali sono in costante contatto hanno infatti detto che alcuni di loro hanno la febbre e importanti dolori muscolari. Medicinali sono stati dunque passati loro attraverso lo stesso condotto utilizzato per fargli arrivare cibi e bevande ogni due ore, insieme a ossigeno acqua, vitamine e calmanti. Il problema è che ancora non si è trovato un modo efficace per tirarli fuori. La perforatrice utilizzata per affrontare la parete di roccia che li ha isolati – capace di perforazione fino a 5 metri l’ora e dotata di un tubo del diametro di 99 centimetri – si è infatti danneggiata e solo sabato è arrivata una macchina nuova sul luogo dell’incidente.

L’idea era usare il trapano per creare uno spazio ampio circa 80 centimetri, cioè quanto basta ad inserire ampi tubi all’interno dei quali far strisciare i lavoratori intrappolati, fino alla libertà. Ma finora si è riusciti ad avanzare per appena 24 metri, un terzo della distanza che è di 60. E c’è il rischio che anche la nuova macchina non regga o che nuovi detriti creino nuovi ostacoli: così stamattina i funzionari stanno valutando nuove possibilità per far uscire quei poveretti.

L’ipotesi più accreditata è perforare dalla cima. Un metodo che però richiederebbe più tempo, almeno altri quattro o cinque giorni. Gli esperti sperano in minore caduta di detriti, però bisogna scavare 103 metri, prolungando la pena di quei poveretti. Nel frattempo, medici, funzionari e parenti, in costante contatto con i lavoratori, cercano di tenere alto il loro spirito. Ma a una settimana dal crollo, le famiglie delle persone bloccate sottoterra sono sempre più preoccupate e arrabbiate. “Sto perdendo la pazienza”, dice Maharaj Singh Negi, il cui fratello Gabbar Singh è tra i lavoratori intrappolati. “I funzionari non ci hanno nemmeno informato sui piani futuri”.

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