La Cina reagisce dopo la decisione su TikTok: “Bullismo che si ritorcerà contro gli Usa”

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“Gli atti di bullismo degli Stati Uniti disturbano il normale ordine commerciale internazionale. Finiranno soltanto per ritorcersi contro di loro”. Pechino va all’attacco di Washington sull’affaire TikTok. “Negli ultimi anni, sebbene gli Usa non abbiano mai trovato alcuna prova che rappresenti una minaccia per la loro sicurezza nazionale, non hanno mai smesso di perseguitare TikTok”, scandisce Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri cinese. “Così si danneggia la fiducia degli investitori internazionali”. E accusa Washington di “ricorrere a mosse egemoniche quando non si riesce ad avere successo in una competizione leale”.

I legislatori statunitensi hanno da tempo espresso il timore che il governo comunista possa costringere la società madre di TikTok, la cinese ByteDance, a consegnare i dati raccolti dagli utenti statunitensi. O che il social possa servire a Pechino per interferenze elettorali, per diffondere propaganda e disinformazione. In diverse occasioni ByteDance ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna richiesta del genere e che, nel caso, avrebbe rifiutato.

Nega categoricamente qualsiasi legame con il governo cinese e TikTok ha ristrutturato l’azienda – con un’unità speciale, nome in codice Project Texas – in modo che i dati degli utenti americani rimangano nel Paese. Anche se, come rivelava il Wall Street Journal a fine gennaio, “i dipendenti di ByteDance in Cina aggiornano l’algoritmo di TikTok così frequentemente che i dipendenti del Project Texas faticano a controllare ogni modifica”.

Non è chiaro se la Cina approverà una vendita o se le attività statunitensi di TikTok potranno essere cedute entro sei mesi, ma già l’anno scorso Pechino aveva dichiarato che si sarebbe opposta. “La vendita o la cessione di TikTok comporta l’esportazione di tecnologia e le procedure devono essere eseguite in conformità alle leggi cinesi”, disse lo scorso marzo il Ministero del Commercio. Su Weibo (la versione cinese di X) l’hashtag “TikTok inizia a combattere” aveva attirato 80 milioni di visualizzazioni ieri.

Bytedance, fondata 12 anni fa a Pechino da Zhang Yiming, è oggi un colosso che vale 225 miliardi di dollari. TikTok, nata nel 2017, è la versione internazionale di Douyin (il suo nome in mandarino), lanciata un anno prima e rivolta esclusivamente al mercato cinese: TikTok è inaccessibile in Cina e Douyin ha contenuti e regole diverse.

“ByteDance non è di proprietà o controllata dal governo cinese. È una società privata”, ha dichiarato molte volte l’ad di TikTok Shou Zi Chew. Ma “come tutte le aziende cinesi, anche quelle private, è vincolata al Partito. L’ultima volta che le autorità hanno colpito l’azienda – vietando la sua app Neihan Duanzi, nel 2018 – l’ad di ByteDance ha pubblicato una lettera di auto-abnegazione piena di elogi per il Pcc. Da allora, il Partito ha reso ancora più chiaro il suo controllo sulle aziende tecnologiche”, sostiene James Palmer di Foreign Policy. “Sebbene non vi siano prove definitive che TikTok stia eseguendo gli ordini diretti o indiretti di Pechino – sosteneva in un report Yaqiu Wang, ex ricercatrice di Human Rights Watch – la verità è che non sappiamo molto del funzionamento interno dell’azienda”.

“Uno dei motivi per cui la leadership cinese potrebbe dire no a qualsiasi cessione di TikTok è che TikTok è la prima piattaforma Internet globale della Cina. Per anni il governo ha sostenuto la necessità di aumentare la propria quota di potere comunicativo internazionale, ma gli sforzi per farlo si sono basati principalmente su piattaforme americane. TikTok aiuta a rompere questa situazione”, sostiene Bill Bishop, autore di Sinocism.

“Un TikTok di proprietà Usa è inutile per il Partito”, continua James Palmer. “Un’app effettivamente bandita dagli Stati Uniti, invece, può fornire alla Cina un utile strumento di propaganda permettendole di fare per una volta la vittima rispetto al tema della libertà di parola”.

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