La luce di Euclid sull’universo oscuro. Prime immagini dalla sonda Esa che studia la materia invisibile

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Migliaia di galassie ravvicinate immerse in un brodo di gas bollente. Una nebulosa che sforna stelle come la fucina di Efesto e curiosamente assume la forma di una testa di cavallo. Una spirale nota come la “galassia nascosta” dai pallidi riflessi rosa. Ammassi di stelle lontani fino a 10 miliardi di anni luce, risalenti all’infanzia dell’universo.

Eppure tutta questa bellezza non dovrebbe esistere. L’universo dovrebbe essere incolore e uniforme, se non esistesse la materia oscura, che con la sua forza di gravità e le sue disomogeneità ha rotto la monotonia del cosmo.

Euclid, la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), ha proprio il compito di scoprire come la materia oscura e l’energia oscura siano distribuite nell’universo. E’ infatti grazie a queste componenti di cui siamo totalmente ignari – che pure formano il 95% dell’universo e dalle quali dipende la magnificenza di queste immagini – che esistono stelle, galassie, ammassi, nebulose e tutto il resto, fino ad arrivare alla vita.

Illuminarci su materia ed energia oscura – almeno per quanto riguarda la loro distribuzione – sarà il compito della sonda per i prossimi sei anni. Dal suo lancio avvenuto il primo luglio Euclid – costata 1,4 miliardi di euro – ha aperto gli occhi, calibrato gli strumenti e si è sgranchita le gambe scattando le prime foto da 1,5 milioni di distanza dalla Terra, che per bellezza e nitidezza fanno presagire un brillante futuro.

L’obiettivo di Euclid – il maestro di geometria, sarà disegnare la mappa di almeno un terzo dell’universo con una ricchezza di dettagli mai raggiunta prima. Dalla disposizione degli attori visibili dell’universo, dalla combinazione di forze attrattive (la gravità esercitata dalla materia oscura) e repulsive (l’energia oscura) gli scienziati sperano di raccogliere indizi sugli attori invisibili.

“Se la materia oscura non esistesse, le galassie sarebbero distribuite in modo omogeneo attraverso l’universo” ha confermato Jean-Charles Cuillandre, scienziato dell’università di Paris-Saclay. L’ancor più misteriosa energia oscura sembra invece giocare il ruolo di accelerare l’espansione dell’universo.

L’occhio di Euclid riuscirà a raggiungere miliardi di stelle e galassie lontane 10 miliardi di anni (dal Big Bang sono passati 13,8 miliardi di anni). Il gruppo di scienziati comprende 2mila persone provenienti da 13 paesi: oltre a quelli europei, anche Stati Uniti, Canada e Giappone. Molti di questi protagonisti sono italiani.

Una delle foto più belle di questa giornata inaugurale di Euclid è la galassia a spirale IC342 (la foto di apertura), a 11 milioni di anni luce dalla Terra. E’ un oggetto difficile da osservare perché è coperto dal disco della Via Lattea, con polveri, gas e stelle che oscurano la vista. Per questo è soprannominato la galassia nascosta. Uno strumento a bordo di Euclid capace di captare la radiazione infrarossa è riuscito a guardare oltre questa coltre di materia, grazie a un team guidato dagli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

L'ammasso di galassie Perseus

Nell’ammasso di galassie Perseus la sonda Euclid ha fotografato mille galassie, molte delle quali sconosciute fino a ieri. Altre 100mila compaiono sullo sfondo. Ognuna di esse contiene centinaia di miliardi di stelle, immerse in nuvole di gas bollenti. Perseus si trova a 240 milioni di anni luce ed è uno degli oggetti più massicci dell’universo.

La galassia irregolare Ngc 6822

Ngc 6822 è una galassia nana dalla forma irregolare. Si trova vicino alla Terra: a 1,6 milioni di anni luce ed è considerata parente della Via Lattea. Come la nostra galassia, anche Ngc 6822 non contiene solo elementi leggeri come idrogeno ed elio, ma anche elementi pesanti che fanno pensare a una storia lunga e ricca di vicende.

L'ammasso globulare Ngc 6397

L’ammasso globulare Ngc 6397 si trova a circa 7.800 anni luce dalla Terra e contiene centinaia di migliaia di stelle, tenute insieme dalla forza di gravità. E’ uno degli oggetti più antichi della Via Lattea e scrutando al suo interno Euclid spera di trovare indizi sulla storia della nostra galassia. La difficoltà per la sonda dell’Esa sarà proprio distinguere tante stelle così vicine. “Oggi nessun altro telescopio può osservare l’intero ammasso globulare e allo stesso tempo distinguere le stelle più deboli da altre stelle non appartenenti all’ammasso” spiega Davide Massari, scienziato dell’Inaf.

La nebulosa testa di cavallo

La nebulosa testa di cavallo è visibile nella costellazione di Orione, a 1.375 anni luce. E’ una nuvola di idroeno e al suo interno stanno nascendo nuove stelle: le blu sono le più giovani, le rosse quelle più mature.

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