La strategia che salva i fondi del Pnrr: “Sull’energia più facile spendere”

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ROMA – Lo schema dei vasi comunicanti si allarga. Pronto, nel piano del governo, a travasare più risorse di quanto ipotizzato fino a poche settimane fa. Sono i soldi del Pnrr che non si riescono a spendere. Ecco allora che il contenitore – RepowerEU, lo strumento dedicato all’efficienza energetica – prova a diventare un tassello fondamentale nella trattativa con la Commissione europea per la revisione del Piano.

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Il riempimento del contenitore prevede l’afflusso delle risorse che si libereranno dopo il trasloco, nei fondi strutturali europei e nel Fondo sviluppo e coesione, dei progetti del Pnrr che non si riuscirà a portare a compimento entro il 2026. Dentro anche le eccedenze degli investimenti che resteranno dentro al Piano, ma definanziati. È da questi due bacini che dipenderà la riuscita del disegno a cui sta lavorando il ministro per il Pnrr Raffaele Fitto. Ma i ministeri, sollecitati da tempo a indicare i progetti che non vanno, sono in ritardo.

E per questo che dall’impegno di chiudere la revisione entro la fine di aprile si è passati alla scadenza del 31 agosto. Il termine è stato fissato dall’Europa, ma la stessa Commissione si aspettava un lavoro più rapido e appena tre giorni fa il vicepresidente dell’esecutivo europeo Valdis Dombrovskis ha ribadito che i piani nazionali vanno inviati il prima possibile. Una fonte di governo di primo livello assicura che si chiuderà tutto “prima della pausa estiva”, ma la tabella di marcia è un altro elemento che pesa nella possibilità di tirare su l’exit strategy.

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Il governo comunque ci prova. RepowerEU può già contare su 6-7 miliardi (2,7 miliardi dalle aste per le emissioni di CO2 e il 7,5% dei fondi coesione). E poi ci sono i nuovi prestiti che l’Italia ha prenotato, senza tuttavia indicare una cifra. Si capirà entro agosto, quando si chiuderà la revisione del Pnrr, se serviranno più soldi per i progetti di RepowerEU: se così fosse, la richiesta diventerà puntuale. Con una controindicazione: nuovi prestiti equivalgono a nuovo debito.

Ma perché il governo dovrebbe spendere, nei tempi previsti, i soldi di RepowerEU se non riesce a impiegare quelli del Pnrr? La risposta è nel loro “utilizzatore”. I fondi, infatti, saranno affidati a Eni, Enel, Snam e Terna, i colossi pubblici che hanno già pronti diversi progetti. Una parte, invece, andrà alle imprese e alle famiglie sotto forma di incentivi per l’efficienza energetica; sono quindi risorse che non si farà fatica a spendere.

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ll Pnrr, però, deve fare i conti anche con altri problemi. Da Palazzo Chigi filtra ottimismo per lo scongelamento della terza rata da 19 miliardi, ma la Commissione è sempre più orientata a chiedere lo stralcio di due dei quattro progetti attenzionati: via dal Piano, quindi, la riqualificazione dello stadio di Firenze e del Bosco dello sport di Venezia. E con l’Europa le questioni non finiscono qui.

Ieri la Commissione ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per l’abuso dei contratti a termine nella Pubblica amministrazione e per il mancato rispetto delle tutele per i lavoratori stagionali stranieri. E sempre l’Europa si aspetta che siano rispettati gli impegni sulla concorrenza: oggi, dopo tre rinvii, il disegno di legge ritorna in Consiglio dei ministri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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