L’amarezza di Leoni, che fondò la Lega insieme a Bossi: “Da federalisti siamo diventati fascisti, anche Umberto soffre per questo”

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Pronto, Leoni?

«Ah, pensavo vi foste dimenticati dei fondatori della Lega per correre dietro a quel cretino di Salvini».

La disturbo?

«No, sono in un cantiere a Somma Lombardo, stiamo lavorando a un bell’edificio, come vede non ho mai smesso di fare il mio mestiere (l’architetto, ndr)».

Giuseppe Leoni, 77 anni, deputato e eurodeputato della Lega per sei legislature. Ha fondato la Lega autonomista lombarda — poi Lega Lombarda — insieme a Umberto Bossi, Marino Moroni, Pierangelo Brivio, Emilio Sogliaghi e Manuela Marrone moglie del Senatùr. Era il 12 aprile 1984, l’atto fu stipulato nello studio di Franca Bellorini che era la notaia di Leoni.

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«I soldi per la Lega ce li ho messi io, Umberto ha messo le idee. L’abbiamo fatta insieme. Ma queste sono cose che si sanno, è la nostra storia. Il punto è un altro: pensi come posso sentirmi oggi vedendo questo strazio…».

Come si sente?

«E me lo chiede anche? Se vai a casa e trovi tua moglie a letto con un altro come ti senti? Ecco. Per l’Umberto forse è anche peggio. Mi metto nella sua testa e provo a immaginare come può stare».

Il 12 aprile la Lega compie 40 anni. Festeggerete?

«Mah non so. L’Umberto non ha ancora deciso, aspettiamo di capire se e cosa vuole fare, non si sbilancia per ora. Io ho sempre fatto quello che voleva l’Umberto. Domenica ero da lui. Mi fa: guarda come siamo conciati… non so se ha senso fare qualcosa… Poi sai, Salvini è uno così, uno che sarebbe capace di dire che la Lega l’ha inventata lui! (ride)».

Diciamo che l’ha cambiata fino a stravolgerla, o no?

«Solo stravolgerla? Peggio, molto peggio. Io sono federalista, lui è fascista. Io voglio l’autonomia, lui vuole i fascisti. Non occorre aggiungere altro».

Le cose adesso non vanno benissimo.

«Non vanno bene da un po’. Salvini si è giocato il 30% di voti. E non è proprio vero, come dicono, che la nostra Lega era ai minimi termini. L’abbiamo portata a tirare eccome. Quando abbiamo eletto Formentini a Milano non eravamo al 3%. Forse qualcuno se l’è dimenticato».

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Che cosa è successo?

«Chiedetelo a Salvini. Io so che la Lega era federalista, si batteva per il Nord, per l’autonomia, per le industrie, per i lavoratori. Adesso è malata di nazionalismo e di fascismo. Per me che, come Bossi, vengo da una famiglia antifascista, è doloroso. Ma la Lega tornerà federalista, questo glielo garantisco. Per farle un esempio: mia figlia Micol ha 35 anni ed è federalista».

I veneti non vogliono più Salvini.

«Non solo i veneti. Anche i lombardi ne hanno piene le scatole. Lo sapete che la rivolta, il casino è molto più forte in Lombardia? Però i giornali non ne parlano, viene bellamente silenziato. I capoccia lo sanno, il perno è qui, se viene giù la Lombardia viene giù tutto. Nella storia della Lega i veneti non hanno mai contato un cavolo, loro sono 3 milioni, in Lombardia siamo 9 milioni. I lombardi non ne possono più di questa Lega, io passo le giornate a rispondere a ragazzi, lavoratori, imprenditori. Tutti che mi chiedono: ma dove stiamo andando a finire?».

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Come se ne esce?

«Coi congressi, ma Salvini non vuole farli. Prende tempo. Forse ha paura di andare a casa. Intanto il malcontento sta montando sempre di più, dopo le Europee vediamo che cosa succede. O forse anche prima».

Salvini per risollevare la Lega vuole candidare il generale Vannacci. Lei cosa ne pensa?

«I militari mi sono sempre stati sulle balle, soprattutto quelli del manganello. Io faccio l’architetto, non so se mi spiego… I militari devono fare i militari, come i magistrati devono fare i magistrati. Chi serve lo Stato non entra in politica. Poi questo Vannacci ne dice ogni giorno di tutti i colori».

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Tornando a voi della vecchia Lega…

«No scusi, non è la vecchia Lega. È la Lega. Perché la Lega è e resta quella fondata 40 anni fa».

Vabbè insomma i bossiani, gli autonomisti, gli anti salviniani. Non è che davvero state preparando la spallata?

«Stiamo raccogliendo tanta insofferenza. Vediamo».

Davvero non festeggerete il 12 aprile?

«Sarebbe bello se Bruno Vespa facesse una puntata di Porta a Porta sulla storia della Lega. Che invitasse l’Umberto, me e gli altri fondatori. Tanti capirebbero tante cose. Cose che noi conosciamo bene e che abbiamo capito da tempo. Ma oggi anche in tv decidono i fascisti».

Che sarebbero? FdI?

«Anche, certo».

Quando ha parlato l’ultima volta con Salvini?

«Io coi fascisti non parlo».

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