Lazar Samardzic: “Mi sento leader, porto l’Udinese alla salvezza”

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UDINE — Il sinistro, le imbucate per i compagni, ma soprattutto le voci di mercato. Di Lazar Samardzic si parla a ogni sessione, di scambi, da due anni a questa parte. È stato vicino a trasferirsi all’Inter, poi lo ha cercato il Napoli. Per ora se lo godono i tifosi dell’Udinese, squadra in cui gioca dall’estate del 2021, e che ora vuole guidare alla salvezza. In futuro, si vedrà. Federico Balzaretti, direttore dell’area tecnica del club friulano, lo ha paragonato per caratteristiche a Miralem Pjanic. Il suo obiettivo, a 22 anni compiuti da poco, è diventare un centrocampista sempre più completo. «Il mister mi chiede tanto, devo migliorare in difesa e ce la sto mettendo tutta. Mi sento il leader tecnico di questo gruppo, e sono i miei compagni a dirmelo. Sanno che sono forte con i piedi, ora devo fare il salto di qualità. Devo prendere la squadra in mano».

Al termine della scorsa stagione siete arrivati a metà classifica, come l’anno prima. Ora avete solo tre punti in più della terzultima. Cosa cambia?

«La differenza è grande. C’è tanta pressione. Abbiamo anche un po’ di paura, ed è normale quando sei così giù. Guardiamo in alto, vogliamo risalire. Ma al tempo stesso pensiamo alla prossima partita. E quella di lunedì col Sassuolo sarà importantissima».

Cosa vi siete detti in spogliatoio?

«Che dobbiamo ragionare partita dopo partita. Dobbiamo vincere tanto. Anzi sempre, se possibile».

Come si fa?

«Anzitutto, tenendo la palla. E quando la abbiamo, dobbiamo creare più occasioni».

Come mai dopo Lipsia ha scelto di giocare proprio a Udine?

«Ci siamo confrontati con i miei agenti, cercavamo un posto dove io potessi crescere. Una piccola città come Udine è perfetta, per me che sono nato a Berlino. Ho trovato un club moderno, con la giusta ambizione, ma dove i tifosi ti lasciano tranquillo. Penso sia il posto perfetto per crescere. In Serie A si gioca un bel calcio, con la mia creatività posso aggiungere tanto e fare la differenza».

In questo campionato, c’è una squadra che l’ha stupita?

«Solo l’Inter. Sono troppo forti. Con noi hanno vinto quattro a zero, è molto difficile affrontarli».

Del centrocampo di Inzaghi chi le piace di più?

«Mi piacciono tutti. Conosco Çalhanoglu, dai tempi in cui giocava in Germania, quindi devo dire lui».

Sareste potuti diventare compagni di squadra.

«Sono stato vicino all’Inter, poi è successo qualcosa, ma niente di grave».

Si disse che il trasferimento a Milano saltò per il ruolo di suo padre.

«Non voglio tornare sull’argomento, aggiungendo un’altra pagina a questa storia».

Al Napoli?

«Non sono mai stato vicino come si è detto».

E alla Juve?

«Di questo non so niente. Comunque non è il momento per pensare al futuro, adesso dobbiamo salvarci con l’Udinese, poi vedremo».

Non è meglio farsi assistere da un agente professionista anziché da un parente?

«Magari per altri calciatori è così, non per me. Sono io ad avere scelto di lavorare con mio padre, non è stato lui a proporsi. E ho fatto bene. Dal punto di vista tecnico e contrattuale lo aiuta un amico, un avvocato tedesco con licenza da agente. Per il resto, papà conosce il calcio, è stato un buon giocatore fra i dilettanti. Di formazione è architetto, quello è il suo primo lavoro».

Ed è un grande tifoso della Stella Rossa.

«Mi piacerebbe giocarci a fine carriera, me lo sono sempre detto».

Come mai ha scelto la nazionale serba, lei che è nato in Germania?

«In Germania ho tutti i parenti, compresi mamma e papà. Ci sentiamo ogni giorno. Sono tedesco ma il mio cuore batte per la Serbia, anche se ci sono stato solo un paio di volte».

Alla PlayStation sceglie la Serbia?

«Sì, anche perché fra i giocatori finalmente ci sono anche io. Posso scegliermi da solo. I programmatori però non mi hanno fatto molto forte, sono meglio nella realtà».

Con il controller in mano come se la cava?

«Sono forte, ho battuto anche dei professionisti degli e-sports. Ho le mie tattiche. I videogame sono anche un fatto di intelligenza. All’Udinese gioco con Zemura, appassionato anche lui come me».

Jannik Sinner ha detto che non ama passare troppo tempo a guardare il cellulare, per non compromettere concentrazione e riflessi. È d’accordo?

«Ha ragione. Avere spesso il telefono in mano oggi è normale, tutta la comunicazione passa da lì. Ma bisogna darsi un limite. Tre o quattro ore al giorno possono bastare».

Chi è il suo idolo nel calcio?

«Lionel Messi, mi piacerebbe conoscerlo».

È vero che ha scelto lo sponsor tecnico perché era quello di Leo?

«Le scarpe Adidas mi piacevano già. Il fatto che le avesse anche lui ha aiutato a convincermi».

E nella vita, chi è il suo punto di riferimento?

«Mio padre. Abbiamo un rapporto fortissimo».

Qual è il suo sogno come calciatore?

«Giocare la Champions League e vincere tutto quello che si può vincere».

Chi vorrebbe come compagno di squadra?

«Sognavo da sempre di giocare con Dusan Tadic. L’ho fatto, in nazionale, e sono felice».

Fuori dal campo, come immagina il futuro?

«Voglio rimanere come sono, ma con una famiglia mia. Voglio dei figli. E una fidanzata. Anzi, una moglie. Dopo il ritiro penso resterò nel calcio, anche se non so in quale ruolo. È il mio mondo, ci sto bene».

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