Le battute, “reati intellettuali”. Quanto vino in fondo al mare

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Caro Merlo, Alemanno terrà corsi d’italiano ai migranti. Ma non era lui il condannato?
Giuseppe Friscia –Roma
Riusciranno i migranti a insegnare qualcosa a questo loro professore? Sembra “la scuola per insegnanti disagiati” di Woody Allen.

Carissimo Francesco, pranzo domenicale con conoscenti, titolare e camerieri del ristorante con un segno di rossetto rosso sulla guancia, sia gli uomini che le donne. Un conoscente (uomo) ne chiede il motivo – “in omaggio a Giulia” – replica il titolare. Il conoscente gli risponde – ” Tu te lo sarai fatto col rossetto, ma alle donne col coltello ! “- risata di rinforzo. Ho fatto notare al conoscente, in separata sede, che mi era parsa una battuta di cattivo gusto e che avrebbe fatto meglio ad evitarla. Mi ha detto seccamente di non farla tanto lunga, aggiungendo- “È solo una battuta”. Lo chiedo a lei. È solo una battuta?

Sara Prando – Milano
E’ certamente una battuta, ma è greve, non fa ridere, ammicca al peggio, proprio come gli ha poi detto lei, carissima Sara. Le battute, nel bene e nel male, non sono mai innocenti e a volte sono “reati intellettuali” se è vero che “usando solo le battute”, come sosteneva Wittgenstein, “si può scrivere un trattato di filosofia”. Non mi fraintenda, non lo manderei ad Alacatraz o, come vuole la moda, in un campo di rieducazione (gestito da quali “maoisti”? Quelli del ministro Valditara?). Ma la civiltà del rispetto vale la fatica del rimprovero e la severità di un po’di disprezzo. Avesse almeno chiesto scusa.

Caro Merlo, nel 2010 dei sommozzatori hanno trovato in un relitto di una nave affondata a metà del secolo scorso delle bottiglie di Champagne, oggi vendute all’asta a 200 mila dollari ciascuna. A renderle così pregiate è l’invecchiamento a 50 metri di profondità. La Maison Veuve Clicquot ha cominciato a deporre casse di bottiglie nello stesso punto di mare in cui è stato ritrovato il relitto. Speriamo siano acque internazionali altrimenti si prepara un altro conflitto per decidere l’appartenenza di questa parte di mare, e con i caschi blu dell’Onu a difendere le bottiglie dalle prevedibili incursioni di brigate di raffinati sommozzatori ubriaconi al grido di “vive la France”.
Vito Mangano – Roma

Capita ogni tanto che nei relitti di antiche navi inabissatesi nel mare di Sicilia vegano ritrovate anfore per il vino. Credo che l’ultima volta sia accaduto nel 2021, ma io ho seguito meglio il ritrovamento del relitto del 2003 quando su mille anfore ce n’era una apparentemente ben chiusa, che conteneva ancora un liquido, più di tre litri, che era stato vino e che fu battezzato “rosso normanno”. Custodito per 900 anni, il “vino” venne stappato e spedito ai più importanti centri di ricerca enologica del mondo. Ovviamente non si trovò un solo sommelier, e neppure un ubriacone, con il coraggio di certificare con olfatto, vista e gusto che si trattava ancora di vino. Ma bisogna avere fede nel Mediterraneo, che è il frigorifero della storia, il deposito delle nostre civiltà, che sono state distrutte ma allo stesso tempo conservate dai disastri (basti pensare a Pompei). Alla stappatura dell’anfora vennero invitati gli specialisti di storia normanna che, inadeguati, inutilmente disputarono per mettere sull’etichetta il nome di quel re normanno al quale far risalire il naufragio e il vino: “Rosso Ruggero II”, “Rosso Guglielmo” oppure “Rosso Adelasia”.

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