L’inverno della nebbia fitta. Dimezzata nell’ultimo trentennio, quest’anno è tornata ad avvolgere il Nord

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E’ difficile vedervi in mezzo. Ma per motivi poco chiari la nebbia, che da circa trent’anni era diventata più rarefatta, quest’anno è tornata fitta. Dagli anni 1990 al 2014 il Cnr aveva registrato un dimezzamento delle giornate opache in Pianura Padana. Una rivoluzione. “Merito della riduzione dell’inquinamento che, nonostante l’emergenza di oggi, negli ultimi trent’anni è stata notevole”, spiega l’autore dello studio di dieci anni fa, Sandro Fuzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr.

Oggi invece la nebbia è tornata fitta, e non è chiaro bene il perché. L’Arpa Lombardia ha il monitoraggio della situazione, grazie alla sua stazione di Cavenago D’Adda. “Nel mese di gennaio si sono registrati ben 19 giorni con nebbia rispetto al valore medio di 15 giorni”. La media è misurata nel decennio 2013-2022. Un giorno viene definito con nebbia se per almeno un’ora la visibilità orizzontale è inferiore ai mille metri.

“Il totale delle ore mensili con nebbia, sempre a gennaio, è stato di 210 rispetto al valore medio di 135, ossia circa il 64% in più. Non solo assistiamo a una maggiore frequenza della nebbia, ma anche a una maggiore persistenza durante il giorno” prosegue il monitoraggio di Arpa Lombardia.

Febbraio è ancora in corso, ma le chiusure delle autostrade, i maxi-tamponamenti pressoché quotidiani e perfino lo stop dei vaporetti a Venezia già fanno capire che la visibilità resta compromessa. “In 18 giorni di analisi – prosegue l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – i giorni con nebbia sono stati ben 16. La media era di 12 giorni. Le ore con nebbia sono state 114 contro il valore medio di 91 ore”.

Il fenomeno – raro per la posizione della città – si è proposto a metà settimana perfino a Trieste. Una nube di vapore è scivolata giù lungo il Carso e si è piazzata al centro della città, debordando nel golfo. A Genova invece si è assistito al raro fenomeno della caligo: una coltre che arriva dal mare e rende invisibili le gru del porto anche da molto vicino.

La caligo a Genova

“Da due-tre anni assistiamo al nuovo ritorno della nebbia anche nella Pianura Padana” racconta Fuzzi. “Parliamo di un 5-10%, almeno fino al 2023, perché nella stagione attuale non abbiamo ancora completato la raccolta dati. Ma lo vediamo anche a occhio nudo. Io abito in una zona residenziale di Bologna dove il calore urbano tende a dissolvere la foschia. Ora invece al mattino capita spesso di svegliarsi e non vedere quasi nulla dalla finestra”.

Sulle cause ci sono solo ipotesi. “La rarefazione della nebbia osservata fino al 2020 circa aveva una spiegazione chiara” dice Fuzzi. “La diminuzione dell’inquinamento è stata netta: meno 95% degli ossidi di zolfo in vent’anni. Gli ossidi di azoto sono calati del 40%. Questi gas si trasformano in particelle inquinanti che fungono da nucleo di condensazione: il vapor acqueo gli si raccoglie attorno, formando le goccioline di nebbia. Il calo delle giornate con visibilità bassa è stato registrato anche in Francia e Germania, sempre per gli stessi motivi”.

Oggi però qualche fattore diverso è entrato in gioco. Il particolato inquinante – come tendenza – è infatti ancora in calo. Il clima è il fattore più probabilmente coinvolto nei nebbioni di questi giorni. Arpa Lombardia cita “le persistenti fasi di alta pressione che stanno caratterizzando questo inverno, soprattutto da gennaio in avanti”.

Fuzzi entra nei dettagli: “L’orografia della Pianura Padana è particolarmente svantaggiata. Ci troviamo in un catino circondato da montagne e aperto solo a est. Questi lunghi periodi di alta pressione mantengono tutte le emissioni inquinanti negli strati bassi”. A questa possibile diagnosi potrebbe aggiungersi l’aumento medio della temperatura del pianeta: “E sappiamo che un’atmosfera più calda riesce a contenere quantità maggiori di vapore acqueo”, aggiunge l’esperto di inquinamento.

Per penetrare, almeno con lo sguardo, in questo mistero ancora fitto, il Cnr sta proseguendo la raccolta della sua preziosa serie storica di dati. “Ma anche altri paesi europei si stanno interrogando sul fenomeno” spiega Fuzzi. L’impressione è che le giornate con visibilità più bassa siano associate a picchi di inquinamento nell’aria. Oltre a guidare piano, quando c’è nebbia fitta, è prudente dunque anche respirare con cautela.

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