Lorenzo Pagliari, morto a Cremona per malaria: il 38enne era tornato da un viaggio di lavoro in Camerun. I genitori: “Diagnosi in ritardo”. La procura apre un’inchiesta

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Lorenzo Pagliari aveva 38 anni, a metà dicembre era tornato dal Camerun, dove si trovava per il suo lavoro di specialista elettronico della Ocrim, colosso cremonese degli impianti per la molitura. Il 30 è stato ricoverato in gravissime condizioni all’Ospedale Maggiore di Cremona, dove è morto il giorno dopo: aveva contratto la malaria in una forma molto aggressiva. Adesso la procura aprirà una indagine sulla sua morte, per stabilire cosa sia successo durante il soggiorno in Camerun, visto che anche uno dei due colleghi che era con lui, un uomo di 50 anni, è ricoverato nel reparto di malattie infettive dello stesso ospedale, e con la stessa diagnosi.

Sono i genitori di Lorenzo Pagliari, Cristina e Amos, a chiedere verità su quello che considerano un infortunio mortale sul lavoro e a sottolineare come nessun medico, da quando il figlio ha iniziato ad avere la febbre, abbia messo in relazione quel malessere con il viaggio in Camerun. E, anche, come sia probabile che il figlio non si sia sottoposto alla profilassi antimalaria prima del viaggio.

Il 38enne, che abitava con i genitori a Cavatigozzi, era tornato dal Camerun il 13 dicembre: da una ventina d’anni lavorava per la multinazionale e per questo viaggiava molto in tutto il mondo. “Quando è tornato stava bene – ha raccontato la madre alla Provincia di Cremona -, a Natale ha iniziato ad avere un po’ di tosse e qualche malessere, poi è arrivata la febbre. Ha fatto un tampone per il Covid, ma era negativo. Gli ho dato Tachipirina e Brufen, ma continuava a stare male, così il 26 dicembre abbiamo chiamato un medico che gli ha prescritto anche un antibiotico, parlando di influenza. Nessuno ha pensato di mettere in relazione il malessere con il suo viaggio. Nei giorni seguenti, visto che la febbre non scendeva, abbiamo contattato la guardia medica che ha confermato la cura del primo dottore”.

A quel punto, raccontano i genitori, la febbre era scesa, “ma era disidratato e si è aggiunta la dissenteria: sabato abbiamo chiamato il 112 ed è arrivata l’ambulanza”. Ma le sue condizioni a quel punto si sono ulteriormente aggravate: “Ha avuto una crisi epilettica, non parlava più. Durante il tragitto verso l’ospedale è entrato in coma”. Nel reparto di terapia intensiva del Maggiore viene sottoposto a una tac al cervello, ed è soltanto allora che un infettivologo inizia a fare domande e collega le sue condizioni a quelle del collega, ricoverato da alcuni giorni. Il test per la malaria dà esito positivo, vengono attivate le procedure ma ormai era troppo tardi. “Alle 11,59 il suo encefalogramma era piatto, alle 18 del 31 dicembre è stato dichiarato il decesso”.

Ecco perché ora i genitori di Lorenzo chiedono verità: “Come è possibile morire di malaria a Cremona nel 2023?”. Sulla vicenda Ats Val Padana ha fatto sapere che il servizio di prevenzione sicurezza ambienti di lavoro si attiverà per le verifiche, e le procedure di monitoraggio sono già scattate. E anche i sindacati, a partire dalla Fiom Cgil di Cremona, chiedono sia fatta chiarezza soprattutto sul perché prima del viaggio i tre dipendenti della Ocrim non siano stati sottoposti alla profilassi antimalaria.

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