Madre a processo a Como, costringeva la figlia 16enne a non superare i 47 chili: “Sei grassa, non devi mangiare”

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“Grassa”, “brutta”, “Se non ti pesi è perché sai che hai mangiato”: mentre dal mondo dello sport vengono fuori in questi mesi testimonianze di giovani atlete costrette ai digiuni per non prendere peso, in tribunale a Como approda una storia che inizia quattro anni fa, nel 2019. E che ha come protagoniste una madre oggi 54enne, imputata nel processo che si è appena aperto per maltrattamenti, e sua figlia, che di anni all’epoca dei fatti ne aveva 16. E che, stando alle accuse nate dalla denuncia della zia della ragazza, medico, e confermate dalla 16enne in una testimonianza fatta con un incidente probatorio, era sottoposta a continue privazioni e umiliazioni da parte della madre, che pretendeva non superasse i 47 chili di peso.

La fabbrica dell’infelicità

Verdure, insalata, carote: questi gli unici cibi che la madre – stando alla ricostruzione della procura – permetteva alla ragazza, continuando a insultarla per il suo peso e costringendola a salire ogni giorno sulla bilancia dicendole frasi come “Ma ti specchi?”, “Non ti fai schifo?”.

Accuse che sin dall’inizio la madre ha sempre respinto, sostenuta in parte anche dal marito, parlando invece di inviti e consigli fatti solo per limitare presunti problemi di salute della ragazza. Ma a sostenere le accuse, invece, ci sarebbero gli audio raccolti dalla zia della ragazza, le testimonianze di alcuni amici e parenti a cui lei si rivolgeva per chiedere qualcosa da mangiare oltre quel poco che le veniva consentito in casa.

Dopo la denuncia, era partita l’indagine e la madre era stata allontanata dal nucleo familiare per salvare l’equilibrio psico-fisico della ragazza. Una misura poi modificata, tanto che la madre era tornata a casa.

Il processo, che si è aperto ieri con la testimonianza della zia, è stato aggiornato a luglio, quando verrà sentita la madre della 16enne. Per la ragazza, oggi 20enne, potrebbe bastare la testimonianza resa durante l’incidente probatorio, in cui aveva confermato il clima vessatorio e le privazioni alle quali la madre l’avrebbe sottoposta.

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