Mancini al contrattacco: “Punto al Mondiale 2026. E non sono troppo affezionato a quelli dell’Europeo”

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TA’ QALI – “Il Mondiale 2026 è il nostro orizzonte, sono molto sicuro di questo. La cosa faticosa è sempre qualificarsi per un grande torneo, ma poi quando è lì l’Italia può sempre dare fastidio a tutti”. Mancini sdrammatizza con Radiorai la sconfitta contro l’Inghilterra al debutto delle qualificazioni a Euro 2024. Ma soprattutto chiarisce che il suo orizzonte di commissario tecnico resta il Mondiale 2026: non si è affatto disamorato del proprio ruolo, anche perché l’esperienza dell’Europeo vinto lo ha persuaso che l’Italia, approdata alla fase finale, possa in effetti sempre fare la differenza col lavoro di preparazione. Come nel 2021 la vittoria fu costruita in Sardegna e a Coverciano, attraverso il lavoro tattico e di consolidamento del gruppo, così potrà avvenire anche stavolta: “Da qui al Mondiale ci sono una Final Four di Nations League, un Europeo e un’altra Nations League. Ce ne sono di partite da giocare”. E lui – è il sottinteso – le vuole vivere ancora da commissario tecnico.   

Schelotto e l’Italia degli oriundi: “Retegui merita la Nazionale, ora dategli una grande squadra”

L’elogio dei veterani: “Aiutano i giovani a fare esperienza”

Tuttavia gli ostacoli non mancano. Il Mondiale 2022 mancato è una ferita che non si può più rimarginare. Eppure la politica delle società, che schierano pochi calciatori italiani e quando quei pochi vanno in Nazionale storcono il naso e li rivorrebbero subito, continua a condizionare il lavoro del ct proprio durante le qualificazioni ai grandi tornei: partite che, lungo la stagione intasata da campionati e coppe, i club continuano a vivere come un ingombro. Mancini, a poche ore dalla partita delle qualificazioni europee con Malta (in tribuna Pellegrini, Falcone, Pafundi e Buongiorno) ha toccato con Radiorai il tema di un rapporto fisiologicamente complicato, spiegando perché lui abbia scelto la strada della diplomazia e non dello scontro: perché, appunto, il suo orizzonte di commissario tecnico è il Mondiale 2026 e perché, superati gli scogli iniziali, restano buone le  prospettive della squadra, lasciata abbastanza sola dal sistema del calcio italiano: “Ci abbiamo fatto l’abitudine: è sempre stato un po’ così, non solo durante la mia gestione. Ormai dobbiamo cercare di trovare i calciatori, sperando che possano giocare un po’ di più”. L’accusa di avere esagerato con la gratitudine per i campioni d’Europa, ritardando il ricambio generazionale, Mancini la respinge: “Io sono affezionato a tutti i miei giocatori, non solo a quelli dell’Europeo, ci mancherebbe altro. Poi possono esserci momenti della stagione in cui qualcuno non è in grande condizione, ma non va dimenticato che cambiare totalmente non è mai possibile. Noi l’abbiamo fatto un po’ in Nations League, ma i più esperti hanno anche la funzione di aiutare con la loro presenza i più giovani a fare esperienza. E poi parliamo di giocatori di 30-31 anni”. Nessuno tra gli attuali convocati è a fine corsa.

Mateo Retegui

Il “canadese” Cristante: “Retegui ha fatto la scelta giusta”

La tesi di Mancini è condivisa da Bryan Cristante, che a 28 anni aspira ormai al ruolo di titolare. Il centrocampista della Roma sarà il fulcro del reparto contro Malta: “Non penso proprio che si possa parlare di ciclo finito. Non vedo giocatori di 40 anni, non siamo nella situazione in cui bisogna per forza rinnovare. E comunque qui ci sono anche giocatori giovani”. Cristante si cala inoltre nei panni di Retegui, raccontando la sensazione di un calciatore col doppio passaporto: è capitato anche a lui di potere scegliere tra due Nazionali, l’Italia e il Canada: “Mateo ha fatto la scelta che riteneva più giusta. Per me personalmente non è stato difficile: ho scelto l’Italia perché sono nato in Italia con genitori italiani”.

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