Merci gettate a terra e scaffali ribaltati: i giorni del sabotaggio contro Leroy Merlin dei sindacalisti Si Cobas

Pubblicità
Pubblicità

CASTEL SAN GIOVANNI (PIACENZA) — L’ultima volta venerdì scorso, nei punti vendita Leroy Merlin di Assago e Rozzano, nell’hinterland sud di Milano. Entrano come normali clienti, chiedono scusa a quelli veri e ai lavoratori in turno, poi cominciano a svuotare gli scaffali da tubi, guaine e utensili e li abbandonano davanti alle casse o nei corridoi, lasciando il caos dopo aver enunciato i motivi della loro protesta. Sono sindacalisti del Si Cobas, lo hanno già fatto trenta volte nell’ultimo mese in tutto il nord-ovest: da Bologna a Caponago, da Torino e la cintura a Mantova, passando per Genova, Alessandria, Brescia e la Brianza, non c’è negozio della catena francese che non abbia assaggiato questo mordi e fuggi che manda all’aria lo shopping degli amanti del bricolage e dei lavoratori dell’edilizia.

Leroy Merlin ha cominciato a presentare esposti, almeno due sono sulle scrivanie delle Procure di Piacenza e Milano, carabinieri e poliziotti dei vari Nuclei Informativi e Digos lavorano sulle immagini delle telecamere ma è perfino difficile ipotizzare un titolo di reato: non atti vandalici, se nulla è stato rotto, tantomeno devastazione e saccheggio, e neppure arbitraria invasione di terreni. Forse manifestazione non autorizzata. Mentre cresce la solidarietà, in Rete sui blog antagonisti e ora pure tra qualche cliente, con il mezzo migliaio lavoratori che rischiano il posto nel polo di Castel San Giovanni.

Tutto infatti comincia qui, nel “Logistic Park” (come da enfatica etichetta) più grande d’Italia, quasi due milioni di metri quadri di capannoni strategicamente posizionati venti chilometri a ovest di Piacenza. E tutto ha origine negli effetti collaterali del piano di sviluppo annunciato lo scorso luglio da Adeo, gruppo che oltre a Leroy Merlin detiene Brico e Tecnomat: investimenti per 150 milioni, obiettivi di fatturato da grandeur, creazione di 2.500 posti di lavoro e apertura di 50 nuovi punti vendita. Con una postilla, la dismissione del deposito piacentino, bollato come “inefficiente” a fronte di perdite dichiarate “per un valore di oltre 24 milioni di euro negli ultimi 3 anni”. Con tanti saluti alla Iron Log, la cooperativa che lo gestisce da otto anni con contratto fino al dicembre 2024, e ai suoi lavoratori, attualmente 472 con punte di oltre 520 nei periodi più densi. Con una caratteristica: l’alta sindacalizzazione. Qui oltre il 90 per cento ha la tessera del Si Cobas, sigla altamente conflittuale. E questo, sostengono i maligni, sarebbe il vero motivo per l’abbandono di un sito così strategico per la più periferica Mantova, o per il potenziamento del polo milanese di Settala.

Michele Rancati e Giuliano Zamaco, direttore del personale e responsabile operativo della cooperativa, ci accolgono in una saletta del capannone col riscaldamento spento: «Da un mese siamo fermi ma non chiusi — spiegano — perché vettori e fornitori continuano ad arrivare. Ci dicono che siamo in perdita, che il mercato è cambiato, ma sotto il Covid siamo passati da 300 a 4mila ordini online al giorno. La verità è che vogliono chiuderci da un anno. Ottanta persone le ricollocherebbero a Mantova, ma gli altri? A 20 il lavoro lo trovi, ma a 50 che fai? Non possiamo accettare».

Ieri mattina il neo-prefetto Paolo Ponta era al tavolo col questore Ivo Morelli, il colonnello dei carabinieri Pierantonio Breda e i rappresentanti del colosso francese per affrontare la questione. La sindaca di Castel San Giovanni, Lucia Fontana, ha chiesto e ottenuto un incontro con l’ad Gianalberto Cancemi ma lo stallo non si sblocca e la situazione è delicata. Anche perché pesa un precedente: un anno e mezzo fa sei sindacalisti di base vennero raggiunti da un’ordinanza cautelare — su richiesta della procura guidata da Grazia Pradella — per associazione a delinquere, violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Furono liberati poco dopo e attendono il processo. La ferita è ancora aperta. «Ci siamo presentati al tavolo con delle proposte — dicono da Leroy Merlin — ma in risposta i delegati si sono alzati e se ne sono andati. Mai visto un atteggiamento del genere, sembra che a loro non importi del lavoro di queste persone».

Ruben Bongiovì, delegato Si Cobas, non ci sta: «Noi teniamo al posto di tutti. Hanno proposto un indennizzo di trasferimento di 5mila euro lordi e buonuscite fino a un massimo di 25mila euro lordi. Facessero proposte serie, non siamo bambini. E, quanto alle proteste, nessuno ha spaccato niente». Ieri mattina picchetto di dieci persone fuori dal deposito di Settala, senza blocco delle merci. Nessuno, per ora, vuole soffiare sul fuoco.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *