ROMA – Ai lavoratori del cantiere di Firenze dove ieri sono morti quattro operai era stato applicato il contratto dei metalmeccanici, ma non si tratta di un caso isolato, e nemmeno dell’unico tipo di contratto non di settore applicato agli operai. Negli anni i sindacati si sono imbattuti nelle situazioni più diverse, dal contratto per la florivivaistica (giardinieri) a quello per i badanti ai contratti pirata, applicati preferibilmente agli stranieri, ma non solo. L’obiettivo, spiega Stefano Costa segretario nazionale responsabile per la sicurezza di Feneal Uil. è quello di evitare la “la bilateralità e la formazione sulla sicurezza, che sono molto costose”.
Perché il contratto dei metalmeccanici non è certo un contratto a buon mercato, ma non prevede le 16 ore di formazione obbligatoria, e specialistica, previste dal contratto degli edili per chiunque metta piede in un cantiere, e neanche gli accordi sul welfare, costruiti negli anni per garantire una categoria tendenzialmente svantaggiata, legata alla durata dell’appalto, e quindi quasi mai con un contratto a tempo indeterminato.
“Il datore di lavoro con il contratto edile deve anticipare la tredicesima, e si prevedono sostegni importanti per il welfare. Un meccanismo complesso e costoso che molte piccole aziende evitano applicando i contratti firmati con i sindacati gialli. Questo è un settore con un tasso altissimo di dumping contrattuale”, denuncia Costa.
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Una situazione destinata a peggiorare con il nuovo codice sugli appalti, che non pone limiti al subappalto. Ed è proprio lì che si annida la possibilità di piccoli cantieri senza garanzie, a meno che non sia il primo committente a porre uno sbarramento, imponendo, come ha fatto il Comune di Roma per i contratti per il Giubileo, l’applicazione del contratto per gli edili anche per il subappalto.
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Vittime dell’applicazione di contratti che non prevedono la formazione, se non, peggio ancora, dei contratti pirata e del lavoro nero, soprattutto gli stranieri, più ricattabili. E infatti per i romeni, da sempre la comunità straniera più presente nell’edilizia in Italia, era stato trattato un protocollo di garanzia, mai applicato, denuncia il deputato romeno Valentin Fagarasian: “Chi ha trascurato la sicurezza di questi uomini che ogni giorno costruiscono il futuro dell’Italia? – dice – Chi ha ignorato il protocollo che avevamo firmato con Bruno Giordano, ex capo dell’ispettorato del lavoro, per garantire i diritti e la dignità dei lavoratori romeni in Italia? Questo protocollo, che oggi giace in un cassetto, era frutto di una collaborazione tra i nostri due Paesi, che hanno in comune una grande comunità romena, la più numerosa e attiva nel settore edile”.
Fagarasian, arrivato in Italia prima come operaio, e diventato nel giro di pochi anni prima imprenditore, poi rappresentante degli imprenditori stranieri nella Cna, e infine deputato, una volta tornato in Romania, è il protagonista di una storia di successo, partita proprio nei cantieri edilizi in Italia. Ma non tutti sono così fortunati.
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