Milano, il ministero costringe il Comune a interrompere la registrazione dei figli di coppie omosessuali

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Il governo blocca la registrazione dei figli delle famiglie arcobaleno all’anagrafe. E Milano, uno dei Comuni più all’avanguardia in Italia sulle trascrizioni di bimbi e bimbe nati da coppie omogenitoriali, non può che attenersi a quanto stabilito. Il sindaco Beppe Sala si è trovato a dover prendere una delle decisioni più difficili del suo mandato, costretto al passo indietro rispetto a quanto deciso negli anni scorsi in assenza di una legislazione sul tema. Una scelta obbligata per adempiere ad una circolare della prefettura, cioè di fatto del ministero dell’Interno.

La misura decisa dal governo riguarda decine di migliaia di famiglie in Italia, centinaia nel capoluogo lombardo: a non poter essere più trascritti sono i piccoli figli di due padri che hanno fatto ricorso all’estero (dove è consentito) alla gestazione per altri (detta anche maternità surrogata) e di due madri che si sono affidate alla procreazione medicalmente assistita (ovvero la fecondazione eterologa che per le copie omosessuali si può fare solo all’estero) e che hanno partorito in Italia. Lo stop non riguarda invece i figli di due madri partoriti all’estero.

Di fatto, dunque, il primo provvedimento di Giorgia Meloni e del suo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in materia di diritti civili lascia tantissimi bambini in una situazione di grande disparità rispetto ai figli degli eterosessuali. Una circolare, quella del prefetto di Milano Renato Saccone inviata dopo alcune richieste di chiarimento al ministero,   che fa insorgere le famiglie arcobaleno. Sala ufficializzerà oggi la sua decisione con una dichiarazione, dopo aver incontrato ieri le associazioni insieme all’assessora ai Servizi Civici Gaia Romani e ad alcuni consiglieri di maggioranza.

La promessa del sindaco, che raccogliendo l’eredità di Giuliano Pisapia ha fatto dei diritti civili uno dei temi di punta della sua amministrazione, è quella di portare comunque avanti la sua battaglia in tutte le sedi possibili. Oggi, però, non può fare altro che attenersi a quanto imposto dal ministero e precisato dalla procura di Milano, interrompendo la registrazione. Ma facciamo un passo indietro per capire quali sono stati i provvedimenti presi dalla giunta Sala che, in assenza di quello che più volte è stato definito come un “vuoto legislativo”, ha cercato di giocare d’anticipo rispetto al Parlamento per garantire i diritti di tutti i bambini. 

“Nei giorni – commenta in modo critco Alessandro Zan, deputato del Pd – in cui in Commissione Politiche Europee del Senato si discute il Regolamento Ue che chiede che in tutti gli Stati membri siano riconosciuti i diritti delle famiglie omogenitoriali, il Ministero dell’Interno intima al Sindaco di Milano Beppe Sala di fermare le registrazioni all’anagrafe delle famiglie con due padri o due madri. Sono pressioni inqualificabili che confermano l’ostilità del governo Meloni contro i diritti della comunità lgbtqia+. L’Unione Europea chiede anche all’Italia di fare passi in avanti verso la piena uguaglianza di tutti i cittadini e il governo risponde con azioni degne dell’Ungheria di Orban”.

“Su tutta la vicenda della trascrizione all’anagrafe di minori come figli di coppie omosessuali – dice invece  il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Matteo Forte – , solo oggi Sala ha detto una cosa giusta, ovvero che ne farà una sua battaglia politica. Non è condivisibile, ma almeno è legittimo. Per quanto riguarda il resto, ciò che emerge è che lui ha piegato il diritto alle sue battaglie ideologiche”.

“A onor del vero non è che si scopra oggi l’illegittimità di quell’atto rivendicato dal palco del Milano Pride – aggiunge Forte – . Il sottoscritto, infatti, già all’indomani di quelle dichiarazioni il 5 luglio scrisse una lettera al Prefetto, che mi rispose il primo febbraio scorso dichiarando di aver proprio interessato il Viminale della questione – ha aggiunto -. Che la mia iniziativa abbia contribuito all’esito di oggi, poco mi interessa. Mi interessa invece che abbia vinto il diritto  perché senza di esso non c’è distinzione tra una convivenza civile ed una banda di ladroni”.

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