Nuova missione per la Mare Jonio. Casarini: “Noi in acque libiche contro la violazione sistematica dei diritti umani”

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Spari in acqua, vicino alla nave e ai gommoni che stavano soccorrendo un barchino stracarico di naufraghi, spari in aria. E poi minacce. A poche ore dall’inizio della missione, Mare Jonio, la nave dell’ong Mediterranea Saving Humans, unica della flotta civile a battere bandiera italiana, è stata aggredita dalla Guardia costiera libica.

L’equipaggio, riferiscono dall’ong, stava effettuando un soccorso, quando una motovedetta si è avvicinata a tutta velocità, scatenando il panico sul barchino. Terrorizzati dai miliziani e dalla prospettiva di essere riportati indietro, molti naufraghi si sono lanciati in acqua. Alcuni sono stati recuperati e portati in salvo dall’equipaggio di Mare Jonio, altri sono stati invece intercettati dalla motovedetta della Guardia costiera di Tripoli. Non è chiaro – fanno sapere dall’ong – se tutti siano sopravvissuti. “Chiediamo che il Governo italiano intervenga subito per fermare i comportamenti violenti, pericolosi e criminali della cosiddetta guardia costiera libica”.

Mare Jonio è tornata in mare meno di ventiquattro ore fa per la sua nuova missione, a poco più di due settimane dal salvataggio di 113 persone inclusa una bimba di pochi mesi, con intento e propositi precisi. Per Amina, morta ieri notte a un passo da Lampedusa. Per essere testimoni e documentare quanto succeda in un pezzo di mare svuotato per decreto, allontanando le navi e per prassi, scoraggiando la Guardia costiera. Per provare a salvare almeno alcune delle tante vite in pericolo nel Mediterraneo, in un 2024 che per naufragi e vittime sembra destinato a superare l’anno precedente, il più tragico che si ricordi dal 2017.

Partita ieri sera dal porto di Siracusa, la nave di Mediterranea Saving Humans si è diretta verso la Sar libica. “Saremo lì per testimoniare la sistematica violazione dei diritti umani che i governi di Italia e Ue stanno consentendo alla cosiddetta Guardia costiera libica”, dice Luca Casarini, uno dei fondatori della ong. E le uniche conseguenze – spiega il capomissione Dany Castiglione – sono “naufragi e quasi 400 vittime accertate, senza contare le persone disperse e i “naufragi-fantasma” di cui non sappiamo nulla”.

Sequestri, violenze, stupri. Le parole dei naufraghi nel procedimento contro l’equipaggio di Mare Jonio, sotto accusa per averli salvati

Per Mediterranea Saving Humans, non è nient’altro che il risultato diretto di una politica di sistematica omissione di soccorso, con le motovedette della Guardia costiera costrette ad aspettare che le imbarcazioni in difficoltà entrino in zona di competenza italiana, e “l’obiettivo vero del decreto Piantedosi che da lì vuol tenere lontana la flotta civile”.

Il conto lo paga chi dalla Libia fugge o tenta di farlo. Da inizio anno 3.791 donne, uomini e bambini riportanti in Libia, esattamente da dove stavano cercando di scappare. Tecnicamente è un respingimento e per i Paesi che abbiano firmato la Convenzione di Ginevra, Italia inclusa, è illegale.

La Libia non l’ha mai fatto. Secondo la Capitaneria di Trapani, proprio a Tripoli mesi fa Mare Jonio, avrebbe dovuto chiedere porto e per questo è stata fermata. Un provvedimento ampiamente scaduto, ma che l’ong ha deciso di contestare in giudizio, convinta che la Libia “non solo non sia un “Place of safety”, cioè un ‘luogo sicuro’, ma solo un inferno dal quale le persone tentano di scappare.” E lo stesso si può dire della Tunisia, dove – denunciano dall’ong – si sta “cercando di replicare il “modello libico”. Nel solo mese di marzo 2024, la Garde Nationale ha condotto 160 operazioni di intercettazione, riportando a terra con la forza 5.133 persone. Dati salutati con favore dal governo Meloni, ma che secondo hanno provocato diversi naufragi e la morte di almeno 22 persone.

“La volontà di chiudere le frontiere esterne alle richieste di asilo di profughi e rifugiati da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri – dichiara Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans – è lampante. In tutto ciò, chi paga il prezzo di queste politiche disumane, basate sulla violazione sistematica dei diritti umani e che provocano un grande numero di vittime innocenti, sono le persone in movimento che muoiono in mare, nel deserto e nei lager libici, e subiscono violenza, torture e razzismo in tutto il Nord Africa. Ecco perché Mare Jonio è tornata nel Mediterraneo centrale, insieme alle altre navi della Flotta Civile: per soccorrere le persone in pericolo e documentare le violazioni dei diritti umani di cui sono vittime. Perché il Mediterraneo è lì dove dobbiamo stare”.

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