Parigi circondata dai gilet verdi. Attal prova a fermare i trattori

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PARIGI — L’assedio dei gilet verdi intorno a Parigi è cominciato. Dalle quattordici di ieri sono iniziati i blocchi stradali sulle autostrade che portano alla capitale. E se il blocco su Rungis – l’immenso mercato generale alle porte della città – è stato per adesso evitato grazie all’invio di blindati della polizia, ieri sera erano otto le autostrade dove non si circolava o si procedeva a lumaca. Una paralisi di Rungis potrebbe creare gravi penurie nei rifornimenti di beni alimentari ed è per questo che il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha cambiato strategia rispetto alla linea più conciliante degli ultimi giorni. Il ministro ha mobilitato 15mila poliziotti e avvertito i sindacati: i trattori non devono entrare dentro Parigi.

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Attal al lavoro

Il premier Gabriel Attal cerca una via d’uscita. Il suo discorso di venerdì – con nuovi aiuti e moratorie su aumenti delle tasse sui carburanti – non è bastato a placare la rabbia. Gli agricoltori francesi, dopo una pausa nel weekend, si sono rimobiltati ieri sulla capitale. Attal ha incontrato nel pomeriggio i leader dei due sindacati che capeggiano la rivolta: Arnaud Rousseau, della Federazione nazionale dei sindacati dei lavoratori agricoli (Fnsea) e Arnaud Gaillot, leader dei Giovani agricoltori. Al termine della riunione, Marc Fesneau, ministro dell’Agricoltura, ha fatto sapere che sono attesi i nuovi annunci del governo già oggi.

Attal aveva presentato a fine settimana una prima serie di misure nella regione più calda della protesta, il Sud-Ovest: semplificazione burocratica, stop agli aumenti delle tasse sul gasolio per l’agricoltura, controlli inaspriti sulla legge che regola il “giusto compenso” per gli agricoltori nei confronti di industriali e grande distribuzione. Risultato emblematico, il leader della protesta, Jérôme Bayle, ha fatto togliere il primo e più importante sbarramento, quello sulla A64 nella regione di Tolosa, ed ha poi personalmente rinunciato ad ulteriori azioni. Il premier fresco di nomina deve fare anche il suo atteso discorso programmatico davanti ai deputati dell’Assemblée Nationale. Un lancio politico che prepara da giorni ma che rischia di essere oscurato dalla protesta dei gilet verdi, nella prima potenza agricola d’Europa, che ha anche la sovvenzione più grande dei fondi della Pac, oltre 9 miliardi di euro.

La protesta dilaga

Intanto la protesta dei trattori dilaga in Europa, dal Belgio, alla Germania, alla Spagna, è su Parigi che si concentra la mobilitazione. La Federazione dei giovani agricoltori del Belgio minaccia un blocco totale di Bruxelles nei prossimi giorni, pur salvaguardano la grande distribuzione. Oggi è atteso un confronto fra il premier Alexander De Croo, e gli agricoltori in rivolta. In Germania, situazione di tensione ad Amburgo, dove centinaia di trattori hanno bloccato il traffico in alcuni quartieri, soprattutto strade e accessi verso i terminal portuali. Niente proteste ma molti danni in Spagna, dove la Confederazione del trasporto merci ha lamentato 12 miliardi di euro al giorno di perdite provocate soltanto dalle proteste degli agricoltori francesi.

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Emmanuel Macron ha promesso di cercare nuove misure per aiutare gli agricoltori nella riunione straordinaria del Consiglio europeo prevista giovedì a Bruxelles. Secondo l’Eliseo, i colloqui si concentreranno sul congelamento dell’accordo commerciale che l’Ue sta negoziando con il Mercosur e sull’arrivo dei prodotti ucraini nell’Unione. Per Macron la mobilitazione degli agricoltori sta diventando un tema incandescente con l’avvicinarsi della campagna per le europee di giugno e l’estrema destra che spera di sfruttare la protesta per attaccare l’Ue. E la rivolta degli agricoltori, che di fatto contestano le misure ecologiche inserite nel Green Deal, sta di fatto accedendo anche quella degli ambientalisti. Il lancio di una minestra contro la teca in cui è presentata la Gioconda al Louvre era un modo – secondo gli attivisti – di richiamare l’attenzione su «un sistema agricolo malato», incapace di adattarsi alla transizione ecologica nonostante sia in prima linea negli impatti del riscaldamento climatico.

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