“Per prendere l’antibiotico serve l’ispezione ginecologica”. Medico accusato di violenza sessuale su sette pazienti, così le visite diventavano abusi

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Non quattro vittime, ma sette. Tutte sue pazienti in diversi ambulatori dove esercitava come guardia medica. E si sospetta che il numero possa crescere ancora. Si moltiplicano le accuse nei confronti di un medico di 41 anni, E.A.N., accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di giovani donne che si recavano da lui per curare sintomi influenzali, mal di pancia e tachicardie e sarebbero state abusate sessualmente.

Il medico, originario del Camerun ma residente nel Varesotto, era già finito agli arresti domiciliari lo scorso ottobre con la stessa accusa per quattro casi, ora saliti a sette. Al 41enne è stata così notificata una seconda ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano, Cristian Mariani, che ha accolto la richiesta del pm Alessia Menegazzo, titolare delle indagini assieme ai colleghi di Lodi. Per il gip si tratta di «un violentatore seriale privo di freni inibitori», che avrebbe abusato delle sue pazienti «utilizzando metodi fraudolenti e repentini per superare la loro resistenza», «con abuso della professione medica».

Le prime quattro vittime avevano denunciato di aver subito abusi sessuali tra gennaio e ottobre dell’anno scorso nel corso di un consulto medico tra gli ambulatori di Milano città e San Giuliano Milanese. Donne palpeggiate nelle parte intime, rimaste «sconvolte», che dopo gli abusi hanno accusato attacchi di panico tali da rivolgersi al pronto soccorso, insonnia e stati depressivi. Il 41enne, secondo la ricostruzione, oltre a rispondere di falso per aver alterato i certificati medici, avrebbe avuto la stessa condotta anche con altre tre donne, molestate sessualmente con la scusa di una visita. Gli episodi contestati vanno dall’ottobre 2022 all’ottobre dell’anno scorso, anche se si ipotizzano casi anche durante il Covid, in tre diversi ambulatori del servizio di continuità assistenziale di San Giuliano Milanese, San Donato Milanese e di Milano e in un caso presso il domicilio di una delle donne.

I racconti delle vittime sono analoghi. E le denunce contengono i dubbi e la vergogna provati. In un caso una di loro si confida con la madre al termine della visita: «Ma è normale che mi abbia fatto abbassare i pantaloni e mi abbia visitato sotto?” le scrive in un messaggio. Aggiungendo poi nel corso di una telefonata che il medico le aveva chiesto di abbassare i pantaloni e le mutande e, una volta indossati i guanti, l’aveva toccata con le dita all’interno della vagina.

«Mia figlia appariva molto provata, piangeva e si sentiva in colpa per non essere riuscita a fermare il medico» si sfoga la madre. Un’altra vittima si sfoga con un’amica appena uscita dall’ambulatorio: «Mi è appena successo qualcosa di terribile, te lo posso giurare, sento schifo di questi uomini».

In un altro caso per poter somministrare un antibiotico il medico avrebbe detto che era necessaria una visita ginecologica. Il marito, presente alla visita, ha riferito: «Mia moglie mi chiedeva se fosse una cosa normale ed io rispondevo di no, in quanto mi sembrava del tutto assurdo che un medico dovesse fare una visita ginecologica per poter prescrivere un antibiotico, non ho mai sentito niente del genere».

Secondo le accuse, il medico avrebbe falsificato anche dei certificati medici per «giustificare» i propri abusi. Scrive il gip che è emerso che «il medico abbia alterato i relativi certificati segnando sintomi o patologie mai lamentati dalle vittime, ma comunque inseriti per giustificare i trattamenti arbitrari, con il preciso intento di precostituire una prova» contraria alle contestazioni, ossia per il «solo scopo di precostituirsi una scusante» per trattamenti non consentiti e che hanno causato pure problemi come depressione, insonnia e agitazione e panico.

Inoltre, scrive il giudice, le vittime «nella convinzione di trovarsi di fronte ad un serio professionista, si sono lasciate sottoporre a pratiche particolarmente invasive senza alcuna necessità, e anche dopo gli abusi hanno spesso continuato a credere, o comunque a dubitare che si trattasse di trattamenti dovuti, salvo poi accorgersi, a volte con notevole ritardo, di essere state letteralmente violentate».

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