Pesaro, l’assassino di Pierpaolo Panzieri catturato in 30 ore. Il questore: “Grazie anche alla collaborazione delle due famiglie”

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“La cosa che più mi ha colpito della scena del delitto sono le scarpe di Pierpaolo Panzieri con le suole sporche di cemento fuori dalla porta di casa e gli abiti da lavoro riposti su una sedia. Quel ragazzo era appena tornato da una giornata di lavoro per preparare la cena all’amico e non c’era nulla che lo preoccupasse. Pierpaolo purtroppo non può più parlare, adesso speriamo sia l’amico che l’ha ucciso a dirci perché lo ha fatto”.

Raffaele Clemente è il questore di Pesaro. E, trenta ore dopo il delitto che ha scosso Pesaro, catturato in tempo record il presunto assassino, Michael Alessandrini, 30 anni, amico d’infanzia della vittima e figlio del titolare di un hotel del centro della città, ci tiene a dire che la soluzione del caso è arrivata grazie alla bravura e alla tempestività degli uomini della squadra mobile e della procura certo, ma anche – sottolinea Clemente – “grazie alla collaborazione dei cittadini con le forze dell’ordine, a cominciare dai familiari dell’uno e dell’altro. Una ricchezza non sempre scontata”.

Uno strazio condiviso quello di queste due famiglie marchigiane, i Panzieri, piccoli imprenditori edili  con un’azienda specializzata nel taglio del cemento in cui lavoravano il padre e i due figli, Pierpaolo e Giammarco, e gli Alessandrini, titolari dell’hotel San Marco in cui, come portiere, lavorava anche Michael, 30 anni, carattere irascibile e – racconta chi lo conosce – con il vizio del gioco. Che potrebbe anche essere il movente di un delitto apparentemente inspiegabile. Maturato nella tarda serata di lunedi nel nuovo appartamento che Pierpaolo Panzieri aveva affittato da soli 15 giorni , con i due amici a tavola davanti un semplice piatto di pasta al pomodoro e due bicchieri di birra rimasti pieni a metà.

Cosa abbia scatenato la furia di Michael Alessandrini, trasformandolo in omicida, tanto da infierire con ben tredici coltellate sull’amico di infanzia che ha inutilmente cercato riparo in bagno, è ancora tutto da chiarire. L’unica certezza, ricostruita dagli investigatori della Mobile in tempo quasi reale, è quello che è avvenuto dopo. Alessandrini è fuggito dalla casa di via Gavelli a piedi, di corsa ha raggiunto l’auto del padre, una  Renault Clio di cui aveva già le chiavi, in tasca alcune centinaia di euro sottratti alla nonna, e si è subito allontanato da Pesaro, con un vantaggio di 10 -12 ore sugli inquirenti. Che hanno scoperto il delitto solo martedì mattina quando il fratello di Pierpaolo non vedendolo arrivare al lavoro e non ottenendo risposta al telefono, è andato a cercarlo a casa scoprendo il corpo in bagno. Sangue ovunque ma niente arma del delitto, un coltello che l’assassino ha portato con sé ( e magari poi buttao da qualhe parte) insieme al cellulare della vittima che evidentemente conteneva le prove, telefonate e messaggi, del loro appuntamento. Ma i familiari di Panzieri e anche qualche amico sapevano che lunedì sera i due amici avevano in programma quella cena e così, in attesa di raccogliere le tantissime prove lasciate in quella casa dall’assassino ( il suo Dna è praticamente ovunque), gli inquirenti hanno saputo subito chi cercare. Anche perché nessuno aveva più visto Alessandrini da lunedì sera quando aveva lasciato l’hotel del padre per fare a piedi i 300 metri che lo separavano da casa dell’amico. I suoi genitori hanno subito dato tipo e targa dell’auto scomparsa e la macchina delle indagini si è subito messa in moto. L’auto è stata poi rintracciata in Romania, ferma sul ciglio di una strada. Rimasto senza benzina e in preda al panico, Alessandrini aveva preso un treno in Transilvania dove è stato intercettato. 

“Alessandrini – racconta il questore Clemente – è fuggito in auto ancora sporco del sangue della vittima, si è diretto alla frontiera slovena, ha attraversato  il paese ed è entrato in Romania. Nel frattempo i nostri investigatori, collegandosi in tempo reale con il Servizio di cooperazione internazionale Sirene e con l’Ufficio dell’esperto Sicurezza presso l’ambasciata d’Italia a Bucarest, hanno segnalato prima alla Polizia slovena e poi a quella rumena la presenza del sospetto omicida. Che è stato tenuto sotto osservazione fino a quando, raccolte sufficienti prove anche testimoniali,  la Procura di Pesaro ha chiesto e ottenuto un mandato di cattura europeo che è stato eseguito ieri pomeriggio dai colleghi rumeni”. Omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà e dei futili motivi l’ipotesi di reato del mandato di cattura europeo ottenuto dalla pm Silvia Cecchi.

Resta il mistero sul movente che le indagini escludono legato a qualsiasi contesto criminale e lo strazio di due famiglie. “ Pierpaolo era un ragazzo educato e rispettoso, non meritava di essere ucciso come un cane, accoltellato alle spalle. Chi è stato deve pagare”, lo sfogo della madre Laura che ha appeso alla porta di casa del figlio un palloncino rosso con  su scritto : “La tua mamma ti amerà per sempre”. Poche centinaia di metri più in là, la famiglia Alessandrini non riesce a trovare altre parole che quelle per esprimere un “dolore incommensurabile che sta divorando anche noi”.

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