Pirateria, TikTok è un caso: i nuovi film vengono visti integralmente grazie a clip da 2 minuti alla volta

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Un tempo si registravano i programmi televisivi su videocassette o dvd, poi con i computer è arrivato il download o lo streaming illegale. Oggi la pirateria di film e serie tv viaggia su schermi ancora più piccoli, quelli di un cellulare, grazie a spezzoni di circa 2 o 3 minuti l’uno. Sono sempre di più, infatti, le ragazze e i ragazzi che guardano film integrali, anche della durata di due ore, su TikTok, a ritmo di clip che possono durare da un minimo di 30 secondi a un massimo di 10 minuti.

L’algoritmo che ricostruisce la narrazione 

Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo dove spiega come diversi utenti abbiano deciso di dedicare i loro profili alla diffusione di lungometraggi, come il popolarissimo Barbie, divisi in tante piccole clip pensate per essere viste velocemente una dopo l’altra. L’unica cosa che bisogna fare è digitare nella barra di ricerca dell’app il nome del film e, tra i vari risultati, compariranno anche dei video con titoli come: ‘Barbie parte 6’. Basterà guardarne due o tre di fila e poi l’algoritmo farà il suo lavoro, suggerendo nella pagina ‘Per te’ altri contenuti simili che permetteranno, con molta semplicità, di ricostruire l’intero filo narrativo del film, spezzone dopo spezzone.

Illegale ma non è così semplice da arrestare

Con la giusta dose di pazienza, un utente potrà dunque godersi la visione di film che forse non avrebbe nemmeno ricercato in streaming. Dall’altro lato, gli utenti che caricano questi video generano facilmente traffico sui loro profili – sono molti i like, i commenti e le visualizzazioni per questi tipi di contenuti –senza però ottenere alcun tipo di profitto o di sponsorizzazione. La policy di TikTok infatti proibisce qualunque tipo di pubblicazione che non rispetti il diritto d’autore ma frenare questo fenomeno non è così semplice. Gli utenti si sono fatti furbi e spesso dividono le clip piratate di una serie tv o di un film e le combinano con altri contenuti per evitare che vengano scoperte. Inoltre, spesso non caricano l’intero titolo su un solo profilo ma lo dislocano su diversi account che non sono sempre così immediatamente ricollegabili fra di loro.

Perché le case di produzione non sono interessate a bloccarli

Ma c’è anche un altro motivo per cui questa nuova forma di pirateria potrebbe prendere sempre più piede. Alcuni Studios e società di produzione cinematografici, scrive il Wall Street Journal, potrebbero non far causa alla piattaforma ma, anzi, beneficiare di questo nuovo trend. Alcuni ci vedono una nuova opportunità, una sorta di forma di promozione a costo zero che riesce a raggiungere frange di giovanissimi spettatori che così possono venire a contatto, forse per la prima volta, con le loro opere.

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