Pistorius esce dal carcere dopo 9 anni: uccise la fidanzata Reeva Steenkamp a San Valentino 2013 sostenendo di averla scambiata per un ladro

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Dopo aver scontato quasi 9 anni di condanna per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, Oscar Pistorius venerdì 5 gennaio è uscito dal carcere. Il corridore olimpico, che da novembre era in libertà vigilata, ha lasciato definitivamente il centro di detenzione di Atteridgeville, a Pretoria. Non potrà essere considerato a tutti gli effetti un uomo libero. Vivrà, infatti, agli arresti domiciliari fino alla scadenza della sua condanna (13 anni e 5 mesi) che terminerà a dicembre 2029. È probabile che torni a risiedere nella lussuosa villa dello zio, nell’elegante sobborgo di Waterkloof, sempre a Pretoria, dove ha vissuto durante il processo e dove è stato tenuto agli arresti domiciliari per qualche mese, dal 2015 al 2016

Pistorius agli arresti domiciliari fino al 2029

A novembre Pistorius era uscito in libertà vigilata. La famiglia di Steenkamp non si era opposta anche se la madre della ragazza, June Steenkamp, aveva dichiarato che non credeva che fosse stato completamente riabilitato e che stesse ancora mentendo sull’omicidio. Da qui al 2029 Pistorius dovrà sottostare a diverse regole: avrà restrizioni sui tempi di uscita da casa, il divieto di consumare alcolici e l’obbligo di frequentare programmi per la gestione della rabbia e della violenza sulle donne. Dovrà inoltre svolgere servizi sociali e dovrà incontrarsi regolarmente con i funzionari della libertà vigilata. Inoltre sarà soggetto a visite senza preavviso da parte delle autorità. Non potrà lasciare il distretto di Waterkloof senza autorizzazione e gli sarà vietato parlare con i media fino alla fine della pena. Qualora violasse una di queste condizioni potrebbe essere rimandato in carcere. Il Sudafrica non utilizza braccialetti per i detenuti in libertà vigilata, quindi Pistorius non indosserà alcun dispositivo di monitoraggio, tuttavia sarà costantemente monitorato da un funzionario del dipartimento incaricato del suo caso e dovrà informare il funzionario di qualsiasi cambiamento importante nella sua vita, come ad esempio trovare lavoro o cambiare casa.

Pistorius, rilasciato il campione paralimpico

Pistorius primo amputato a vincere una medaglia mondiale con i normodotati

Il 37enne campione paralimpico, 6 volte oro tra il 2004 e il 2012 nei 100, 200 e 400 mt, era salito agli onori della cronaca per le speciali protesi in fibra di carbonio, denominate cheetah (ghepardo) che gli consentivano di correre malgrado fosse un amputato bilaterale, complice un difetto alla nascita: nacque, infatti, senza la fibula, il lungo e sottile osso sul lato esterno delle due gambe da sotto il ginocchio alla caviglia. Nel 2008 gli fu concesso di gareggiare con i normodotati e nel 2011 si tolse la soddisfazione di vincere, primo ed unico atleta amputato, l’argento ai Mondiali nella staffetta 4×400 pur correndo soltanto in batteria. Nel 2012, dopo aver fallito il minimo per Pechino 2008, divenne il primo atleta disabile a gareggiare ai Giochi olimpici nell’atletica leggera.

L’omicidio di Reeva Steenkamp e lo “scambio con un ladro”

La sua fama di grande atleta e campione è stata offuscata per sempre all’alba del giorno di San Valentino del 2013 quando sparò più volte alla sua fidanzata, la modella di 29 anni Reeva Steenkamp laureata in legge. Pistorius sostenne di aver sparato per errore. Credette – la sua difesa – che la donna fosse un pericoloso intruso che si nascondeva nel bagno di casa e per questo sparò attraverso la porta più volte con la sua pistola 9 mm. L’accusa ha invece sostenuto che il campione abbia ucciso la ragazza intenzionalmente durante un litigio notturno. A ottobre 2014, Pistorius venne condannato a 5 anni di carcere per omicidio colposo e a 3 anni (sospesi con la condizionale) per il possesso illegale di armi da fuoco. Trascorso un anno in prigione, venne spostato in detenzione domiciliare dal 20 ottobre 2015. Dopo ricorsi e controricorsi, il 6 luglio 2016 la Corte Suprema alzò la pena a 6 anni ma la sentenza fu annullata dalla Corte Suprema d’Appello che a novembre 2017 la innalzò ulteriormente in via definitiva a 13 anni e 5 mesi.

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