“Porta la bresaola piemontese”. Così l’imprenditore di Torino riforniva di “coca” le piste di Livigno

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Se i clienti che ordinavano la “merce” per telefono chiamavano la cocaina “bresaola”, non era solo ‘carne’ della Val Tellina quella spacciata sulle piste da sci di Livigno, ma anche piemontese.

Uno dei 12 indagati, sei dei quali finiti in carcere, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla squadra Mobile di Sondrio sul traffico di cocaina che aveva invaso la Val Tellina, è un giovane imprenditore di Torino, 20 anni, incensurato e insospettabile. Suo padre è originario del Marocco, la madre invece è nata in Albania, a Scutari, la città nel nord dell’Albania dove è nato il clan mafioso albanese che grazie a diversi connazionali ben radicati nella Val Tellina aveva messo in piedi un fiorente commercio di cocaina a Livigno

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Il ragazzo, titolare di due imprese di edilizia a Brandizzo, a due passi da Torino, è stato indagato dopo che il 3 dicembre scorso, a Brandizzo, aveva venduto un chilo di cocaina a due albanesi arrestati in flagranza di reato.

Il ventenne, che secondo gli investigatori della Mobile era entrato in contatto con l’organizzazione per via dei legami della madre, aveva rifornito due connazionali con un chilo di cocaina partita da Torino e destinata allo smercio al dettaglio ai piedi delle piste di Livigno. Non era ‘bresaola’ della Val Tellina, ma Fassone Piemontese.

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