“Prima intesa sul grano di Odessa”, ma il piano turco non convince Kiev

Pubblicità
Pubblicità

NEW YORK – Gli Usa accusano la Russia di aver rubato il grano all’Ucraina, e chiedono ai Paesi africani di non comprarlo, proprio mentre arriva la notizia di un accordo di massima raggiunto da Mosca con la Turchia per riaprire le esportazioni dal porto di Odessa. Kiev però non conferma l’intesa, mentre all’Onu il segretario generale Guterres ha incontrato ieri il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e i suoi rappresentati per le emergenze umanitarie e i commerci, Martin Griffiths e Rebeba Grynspan, per discutere la mediazione in corso allo scopo di sbloccare la crisi alimentare, che espone al rischio della fame oltre 50 milioni di persone in Africa e Medio Oriente.

Secondo il quotidiano russo Izvetsia, lo schema dell’accordo prevede lo sminamento dei porti ucraini da parte dei genieri turchi, che richiederebbe un mese. Poi gli oltre 20 milioni di tonnellate di grano verrebbero caricati sui cargo, principalmente ad Odessa, e scortati dalla Marina di Ankara. L’operazione sarebbe guidata da un centro di coordinamento a Istanbul, sotto l’ombrello Onu. Domani il ministro degli Esteri russo Lavrov andrà in Turchia per definire i dettagli.

Gli ostacoli sono principalmente due. Primo, la richiesta più o meno esplicita di Mosca di ottenere in cambio un alleggerimento delle sue sanzioni, che viene considerata da autorevoli fonti diplomatiche come “un atto di estorsione inaccettabile, perché l’emergenza alimentare è una questione umanitaria separata dalle misure adottate per punire il Cremlino della sua aggressione, e comunque i prodotti agricoli ne sono esclusi”. Il secondo ostacolo è il timore dell’Ucraina che la Russia sfrutti questi corridoi, e lo sminamento dei porti, per assalirla: “Putin – nota il ministro degli Esteri Kuleba – dice che non userà le vie commerciali per attaccare Odessa. Ma è lo stesso Putin che diceva al cancelliere tedesco Scholz e al presidente francese Macron che non ci avrebbe attaccati”.

La Fao: “Nel 2023 rischiamo carestie”. Un piano con l’Italia per il cibo in Africa

Michel ieri ha partecipato alla riunione del Consiglio di Sicurezza sulle violenze sessuali commesse dai russi durante l’invasione, almeno 124 le denunce ricevute finora, e poi si è riunito con Guterres per discutere la crisi alimentare. Griffiths e Grynspan sono stati a Mosca nei giorni scorsi, e ora sono a New York per definire i dettagli della mediazione. Un’ipotesi alternativa sarebbe il trasporto via terra attraverso la Bielorussia, per arrivare al mare in Lituania. Minsk però chiede in cambio di poter usare la stessa via per esportare i proprio prodotti. Il margine di trattativa qui potrebbe essere superiore, perché Lukashenko non sta bombardando Kiev. Però è complice dichiarato di Putin e la Ue ha sanzioni in vigore contro la Bielorussia che non sarebbe facile spacchettare.

Sullo sfondo poi, a complicare le cose, ci sono i furti di grano avvenuti. Il New York Times ha rivelato che il 16 maggio il dipartimento di Stato ha inviato lettere ad almeno 14 Paesi africani, invitandoli a non comprare i prodotti agricoli offerti sottoprezzo da Mosca perché rubati. Secondo l’Ucraina, da febbraio ad oggi i russi hanno sottratto almeno 500.000 tonnellate di grano dai depositi di Zaporizhzhia, Kherson, Donetsk e Lugansk, per un valore di 100 milioni di dollari. Sono state portate con i camion in Crimea e caricate sopra una decina di navi a Sevastopol, secondo il progetto SeaKrime del sito Myrotvorets. Hanno spento le strumentazioni per non essere identificate, ma attraverso i satelliti gli Usa hanno individuato almeno tre cargo coinvolti, Matros Koshka, Matros Pozynich e Mikhail Nenashev.

Il problema è che i paesi africani affamati sono pronti a comprare, e accettano la versione di Mosca che incolpa l’Occidente di aver creato la crisi, come ha dimostrato la visita da Putin del presidente del Senegal e dell’Unione Africana Macky Sall. Un motivo in più per accelerare lo sblocco del grano ucraino rimasto nelle mani di Kiev, e farlo arrivare dove serve per evitare la carestia.

Via Lituania o verso la Romania: le rotte alternative del grano se fallisce il piano di Ankara

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *