Rimase incinta a 13 anni, a processo per violenza sessuale il compagno 19enne e la mamma della ragazza: “Non impediva che dormissero insieme”

Pubblicità
Pubblicità

La legge su questo è chiara: si tratta di un caso di violenza sessuale su minore, ed è ignorando la legge che i diretti interessati continuano a ripetere che la loro è una storia d’amore, dalla quale è nata una famiglia: è arrivata all’udienza preliminare al Tribunale di Mantova la vicenda di una giovanissima mamma di 15 anni e del suo compagno 21enne, genitori di una bambina di 15 mesi.

I due – com’era già accaduto lo scorso maggio nel corso di una prima udienza, poi rinviata per un intoppo burocratico – si sono presentati in aula mano nella mano, stringendo la figlioletta, concepita nel 2021, quando la madre aveva appena 13 anni e il padre 19. La gravidanza era stata segnalata ai servizi sociali dagli insegnanti della scuola media mantovana che la ragazzina frequentava all’epoca ed era partito l’iter giudiziario per “procedibilità d’ufficio”, come previsto dal codice penale per i reati così gravi da non richiedere querela. Lui ora è accusato di violenza sessuale su minore e rischia dai 6 ai 12 anni di reclusione: come riporta la Gazzetta di Mantova, andrà a processo con rito abbreviato il prossimo 21 novembre.

È indagata per omessa vigilanza anche la madre 50enne della ragazza, che secondo la legge avrebbe dovuto controllare la figlia e impedire che tra i due si consumassero rapporti sessuali completi vista la giovanissima età di lei. Il pm Fabrizio Celenza ha avanzato la richiesta di un processo anche per la 50enne, contestandole la stessa accusa di “violenza sessuale ai danni di minore infraquattordicenne” di cui dovrà rispondere il fidanzato: la donna avrebbe infatti “incoraggiato” la figlia a concedersi al giovane.

Questo perché, in base a quanto stabilito dal codice penale, non impedire che si verifichi un evento che si avrebbe l’obbligo giuridico di evitare equivale a provocarlo. Secondo i suoi legali, la 50enne non sarebbe però intervenuta ritenendo la figlia veramente felice e innamorata. Era stata proprio la ragazzina a spiegare ai carabinieri, nel corso di un interrogatorio protetto, che la relazione era maturata nel contesto di un’amicizia di lunga data tra le rispettive famiglie e che era stata lei a prendere l’iniziativa durante una vacanza.

“Il rigore della norma va ricondotto nel contesto di una vicenda nella quale non c’è traccia della violenza presunta dalla legge – ha più volte ripetuto l’avvocato Giovanni Gasparini, che difende il giovane padre – A sconfessare la violenza è stato lo stesso atteggiamento dei ragazzi, mano nella mano”. La giovane coppia attualmente convive nella casa dei genitori di lui, al confine tra Veronese e Mantovano.

La vicenda giudiziaria si sta svolgendo nelle aule del Tribunale di Mantova perché nel 2021 i primi incontri tra la 13enne e il 19enne si erano svolti nella casa della sorella di lei, in provincia di Mantova, dove all’epoca viveva temporaneamente anche la madre, titolare di un’impresa di pulizie nel Veronese.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *